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Drive

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Drive

di Enrique
6 stelle

Bernie: [allungando la mano] «Piacere»

“Ragazzo”: [fissando l’interlocutore e lasciando passare i secondi] «Mi scusi ho le mani sporche».

Bernie: «Anche io».

 

https://www.youtube.com/watch?v=MV_3Dpw-BRY

 

Nelle arterie rugginose di una Los Angeles notturna e distratta si aggira un factotum senza nome, nè passato (billykwan) e senza un futuro; ma con un presente che infonde calma e self-control.

http://www.blogmotori.com/wp-content/uploads/2013/09/Drive_Ryan-Gosling-toothpick_Image-credit-Film-District.jpg

 

...Almeno fino ad un certo punto.

Fino a quando, cioè, tutto cambia (“precipita” a voler essere sinceri). E da noir color dell’ambra (e della pelle sagomata dai fari della notte) il film deraglia e degenera in un pulp brutale e selvaggio che, vittima di un inusitato autocompiacimento, risparmia gli innocenti e pochi altri.

http://4.bp.blogspot.com/-TifJMzzM2ro/TxwpCKRCDrI/AAAAAAAAAfc/Qj5H_Qf3kh8/s640/Drayv.2011.BDRip-AVC.mkv_snapshot_01.07.34_%255B2012.01.05_22.20.11%255D.jpg

 

Alla faccia del “driver”!

Come autista non c’è male, direi.
Ma finanche con le mani separate dal volante (e poggiate su ben altre “superfici”) il nostro “ragazzo” (anonimo fino alla fine) sa “persuadere” i timidi, così come i più ruvidi recalcitranti.

 

Eppure quel tipico sguardo perennemente assente - perso in un vuoto che solo lui popola di senso e di mistero (di cui R.Gosling è un vero maestro) - dice troppo poco. Nessuna inquietudine ed il disincanto viene estorto con immaginazione.

Il “ragazzo” R.Gosling è un duro sopra le righe. Velatamente affettuoso con le persone che ama, un vendicatore senza pietà contro i bruti dal cuore marcio che vorrebbero schiacciarle…

Un personaggio tutto d’un pezzo di primo acchito (sembra misurare tutte le parole che pronuncia), ma profondamente contraddittorio, in verità (sì da sminuire la credibilità della sua evoluzione caratteriale, che va di pari passo con quella del registro del film).

 

Ma non è nella coerente compattezza della sceneggiatura, d’altronde, che possono essere riscontrati i meriti del film.

Quanto, piuttosto, nel ritmo domo e nella mano ferma del regista, che donano al film un’andatura prestante e pretenziosa; estetizzante e lambiccata: (in una parola) artistica o (per i meno lusinghieri) “arty”.

E nella fotografia di N.T.Sigel: audace e con grande personalità (esagera nei contrasti e con la saturazione dei colori, ma a tutto vantaggio dell’espressività delle immagini) regala spettacolo puro.

E, infine, nella colonna sonora di C.Martinez (ricca di richiami synthpop), che impreziosisce la messa in scena e allontana la narrazione dalle secche di un malinconico fatalismo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=-DSVDcw6iW8

 

Film, giocato più sull’estetica che sulla sostanza (billykwan), da vedere, dunque, ma con il giusto distacco e senso critico.

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