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Suicide Club

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Suicide Club

di maurizio73
6 stelle

Una task force della polizia indaga sul dilagare di una allarmante moda che sta prendendo piede tra giovanissimi liceali: quella di mettere in atto inaspettati quanto eclatanti suicidi di massa. Sospettando dapprima una organizzazione che agirebbe per istigazione via internet, vengono messi fuori strada da due cybernaute che stanno studiando il caso e quindi da un gruppo di sadici mitomani tratti in arresto. La verità però sembra più sconvolgente e incredibile di quanto sembri.

 

 

 

Suicide Club (2001): Locandina

 

Nato come primo capitolo di una trilogia sull'alienazione e l'individualismo spinto della società nipponica (con tanto di merchandising, libro e manga al seguito) questo stravagante giallo-horror pittoresco ed eccentrico, si diverte a portarci sulla falsa pista di una detection dai risvolti macabri e surreali per spostarsi infine su quelli di una teoria del complotto che chiama direttamente in causa la responsabilità dei mezzi di comunicazione di massa (internet,tv e telefono) quali veicoli d'elezione per la manipolazione della coscienza collettiva e nemesi di un irreversibile fallimento della coscienza individuale.

 

Suicide Club (2001): Una scena del film

 

Suicide Club (2001): Una scena del film

 

Suicide Club (2001): Una scena del film

 

Se le forme di un falso documentario (camera mobilissima, scene di vita quotidiana, indagine sugli aspetti più controversi della modernità tecnologica) sono solo il paravento per una storia ad incastri che rivela la solita ipertrofia e gusto per l'eccesso del cinema nipponico, le innumerevoli citazioni (da 'The Rocky Horror Picture Show' a 'Shining') e l'abilità di condurre il gioco lungo il fil rouge di una pista sbandierata fin dall'incipit e ribadita più volte durante le numerose sequenze rivelatrici sparse per il film ne fanno un piccolo saggio sul potere di mistificazione delle immagini e più in generale degli stimoli che subiamo continuamente dai subdoli strumenti di convincimento di una dilagante società dei consumi.

 

Suicide Club (2001): Saya Hagiwara

 

Suicide Club (2001): Ryo Ishibashi

 

Quello che se ne ricava in fin dei conti è il primato delle sovrastrutture sociali sul libero arbitrio individuale e sulla possibilità che tutto avvenga senza uno scopo o una ragione precisa. Non c'è il perché insomma, ma solo il come: l'empatia ed una semplice telefonata (ricordate le spie dormienti di Telefon piuttosto che i messaggi 'via etere' di Videodrome?) sono il detonatore di un'assurda epidemia di auto-da-fe eterodiretti (con tanto di citazione per l'estasi della passione di Giovanna d'Arco di Bresson). Dove non porta la falsa pista di una banda di sadici mitomami dell'omicidio di massa, portano invece i subdoli ed assai piu potenti messaggi subliminali di una (boy)band di ragazzine in pigiama. Quando si dice: l'innocenza del diavolo ai tempi dei tormentoni tv e delle videochat...

 

Suicide Club (2001): Una scena del film

 

Suicide Club (2001): Una scena del film

 

Suicide Club (2001): Una scena del film

 

Nella sorpresa finale poi il paradossale ribaltamento di un irriducibile nichilismo esistenzialista, laddove comunque si viri decisamente al fantapolitico ed al pop, il film di Siono finisce per veicolare lo stravagante gusto nipponico di un inaspettato inno alla vita. Premio della Giuria al Fantasia Film Festival 2003.

 

"Ti sei ucciso ieri non ce la facevi più, le lacrime di...Giugno almeno non le piangi più..."

 

 

 

 

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