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Suicide Club

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Suicide Club

di Kurtisonic
6 stelle

Una serie inspiegabile di suicidi sconvolge Tokyo, le indagini della polizia giungeranno a delle conclusioni ma non alla spiegazione del gesto. In Suicide club, Sono Shion mette a fuoco l'incomunicabilità fra generazioni diverse e il fondamentale ruolo sostitutivo al dialogo e alla relazione umana che occupa la tecnologia. Un mondo che non offre nè rifugi nè appigli, in cui i giovani si aggrappano disperatamente ai loro miti, anch'essi slegati  da una formazione consapevole e lontani da qualsiasi riferimento culturale ed educativo che non siano quelli superficiali e di massa. La scena iniziale del film in cui 54 studentesse si buttano sotto un treno della metropolitana è agghiacciante e allo stesso tempo di un'efferata bellezza che sostiene gran parte del racconto che si snoda un pò a fatica e in maniera frammentaria. Sono Shion sottolinea la polverizzazione del mondo adulto immerso nella totale incomprensione verso i giovani che pongono loro delle domande a cui non sanno rispondere. Ecco allora emergere l'elemento tecnologico, la macchina della verità inalienabile che viene incondizionatamente accolta. Avere fra le mani il controllo di una tecnologia in evoluzione non spiegata, non ereditata, non conosciuta dagli adulti che ne restano sostanzialmente esclusi, rompe qualsiasi passaggio educativo e costitutivo creando un nuovo modello umano dalle reazioni e dai sentimenti imprevedibili. Da una prima ambientazione horror con sfumature abbastanza tetre si passa con l'entrata in scena di Genesis, giovane angelo del male autodefinitosi il Charlie Manson dell'era informatica, ad un vero e proprio delirio visivo che sfocia con immagini sfolgoranti e metafisiche ben alternate allo sviluppo della vicenda riguardante una studentessa, Mitzuko, che pur simboleggiando una certa passività sociale sarà anche in grado di rispondere a chi pone ossessivamente la stessa domanda ( sei connessa con te stessa?) e ad avere la reazione necessaria per non cadere nell'oblìo generazionale. Horror ma non solo, insinua pesanti riflessioni sul rapporto e sulla conoscenza dei giovani a tutte le latitudini.

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