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Terraferma

Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film

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La recensione su Terraferma

di leporello
4 stelle

Se non è un film sull’immigrazione (come pare sostenga il regista), dimmelo tu cos’è…. Se ti dico “un film politico”, c’è differenza? Non mi pare. Mi pare invece che sia un brutto film “incorretto” politicamente (se è cattivo pure Santamaria, chi è buono senza che debba necessariamente essere anche scimunìto?) e sgraziato artisticamente: va bene, benissimo l’attore non professionista, ma non è solo il rosso Puccillo che è  completamente incapace di stare davanti a una MDP e, tolta la grazia di probabile origine aliena della Finocchiaro e appunto il cameo di Santamaria (irriconoscibile mascherato da soldato, senza la chioma frikko/idealista che gli si conosce), tutto il resto di ciò che viene del cast è semplicemente disturbante, Fiorellino compreso (che è peraltro un non-attore professionista). E se è vero che la scena dell’assalto notturno al barchino sembra proprio un film di Romero (v. recensione di FilmTV), come lo sono d’altra parte i primi piani strettissimi sul volto della giovane donna di colore atti solo a mostruosizzarla, è anche vero che romerizzare un film simile ha proprio il sapore dei cavoli a merenda. E se è vero che i piani sequenza rallentati sui gitanti costieri intenti a immortalare lo strazio sul loro IPhone lasciano spazio alla vastità del vuoto intellettuale e morale che ci circonda, e anche vero che noi tutti, di questo vuoto,  siamo artefici e costruttori, Crialese ne è l’infelice testimonial, e il premio tributatogli a Venezia è di tutto questo sfacciatamente complice. Non ce ne sono, di buoni, in questo film: al massimo c’è appunto qualche vecchio ignorante e scimunìto (è tutto qui quello a cui ci si può aggrappare… siamo a posto!). Non c’è la Grazia (maiuscola, inteso come Golino)  di Respiro, di quel film resta solo il ricordo lontano del mare blublublu…. E non c’è nemmeno la grazia minuscola di una storia vera, per quanto inventata: è solo e miseramente la trasposizione cinematografica di una dozzinale raccolta di colonne di “Repubblica”, o un qualunque altro cosiddetto “media” che starnazzi a vuoto, inconcludente e incapace, contro le leggi cattive dei cattivi, che loro, naturalmente, non sono mai. E, ciliegina sulla torta, se poteva essere un finale perfetto la luce fioca della “Santuzza” che salpa nella notte verso la terraferma, l’inutile aggiunta di un’ultima ripresa aerea sul mare blublublu chiude (in)degnamente questo capitolo di un regista che, dopo Respiro, non si è ancora saputo ripetere.
Bocciato.

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