Espandi menu
cerca
Terraferma

Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film

Recensioni

L'autore

giancarlo visitilli

giancarlo visitilli

Iscritto dal 5 ottobre 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 19
  • Post 2
  • Recensioni 452
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Terraferma

di giancarlo visitilli
8 stelle

Ancora in mare. Ma il mare dentro. Con le sue leggi. E’ quello che racconta il vincitore del Premio Speciale della Giuria, Emanuele Crialese, nel suo quarto, bellissimo e importante lungometraggio, Terraferma.

Un regista che, dal già suo interessante Respiro (2002), passando per Nuovomondo (2006), aveva navigato fra isole, silenzi e tradizioni, approdando in terre sempre sospese. Di passaggio. In ognuna di esse, però, mettendo a nudo, i suoi ‘ossi di seppia’: Grazia, la moglie del pescatore che fa il bagno nuda e canta Patty Pravo; la famiglia Mancuso diretta in America. Ed ora con la famiglia Pucillo, protagonista del nuovo lavoro diretto dal regista romano, classe 1965.

Una sorta di Padron ‘Ntoni é il settantenne Ernesto, che non vorrebbe rottamare il suo peschereccio. Accanto a lui un nipote, il ventenne Filippo, orfano di padre, perso in mare, diviso fra il tempo di suo nonno, quello dello zio Nino, che ha smesso di pescare pesci per diventare ‘pescatore’ di turisti e la fascinazione verso un nuovomondo,  inseguito dalla giovane mamma Giulietta. E’ quest’ultima ad avvertire come il tempo immutabile dell’isola siciliana in cui vivono li ha resi tutti stranieri. Un non luogo in cui non ci sarà futuro per nessuno, neanche per chi arriva in condizione di straniero. Un non approdo in cui l’unica legge che vige è quella di trovare il coraggio di andare. L’unica per sopravvivere.

Per cui, gli isolani, presto, scontrandosi con la naturale legge di chi arriva, per scampare alla morte, si trovano da un lato ad accoglierli, secondo l’antica legge del mare, ma dall’altro ad avere a che fare con la nuova legge dell’uomo, destinata a sconvolgerli, facendogli scegliere una nuova rotta. Il tutto vissuto con la naturale sensazione di coloro che alla pari della crisi, pur di smentire la realtà, è disposto ad ammettere che “Qua clandestini non ne sbarcano più, signori qua ci sono solo pesci e fondali meravigliosi”. Pena il turismo, pena la figura di cacca. L’idea che chi ci governa è razzista. Perché ammetterlo? D’altronde, ci son voluti due anni per capacitarci di essere fortemente in crisi, non solo economicamente. 

Bella l’operazione anche politicamente scorretta di Crialese. Finalmente il cinema che denuncia l’orrore perpetrato nei confronti di uomini. Denuncia che non è né di Destra né di Sinistra. Dovrebbe appartenere ad ogni animale politico. Il bravo regista, che alla pari di pochi autori italiani, possiede una naturale predilezione per una narrazione che si evince per sole immagini (merito anche di un eccellente direttore della fotografia, Fabio Cianchetti), non cede alla banalità: l’isola, rimasta indefinita per sua stessa volontà è la terraferma, la stessa promessa o meno da migliaia di anni, finanche dai profeti, da chi scappa perché non sa dove potersi fermare al sicuro. Infatti, la forza delle immagini è evidente, da subito. Anche poi, comunque, la stessa forza si fa portento, specie nella micidiale sequenza in cui i clandestini giungono in fin di vita presso la spiaggia destinata ai turisti, innocentemente ignari della loro presenza. Sono i turisti ad offrirsi quale reale campionario di uomini e donne, ognuno con le proprie diverse reazioni, capaci o meno, desiderosi o meno, di capire e reagire. Tutt'intorno il mare. Con la sua profondità, i segreti della separazione depositati a riva sulla rena. L’unica novità: il nuovomondo retto da leggi sempre più disumane.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati