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Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato

Regia di Peter Jackson vedi scheda film

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La recensione su Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato

di Texano98
7 stelle

Bilbo Baggins fuma la pipa seduto nel giardino della propria casa. Colmo di esperienza, egli emette un cerchio di fumo che ci porta nel passato, lì dove comincia la mitica avventura narrata da Tolkien; "In una caverna sotto terra viveva uno Hobbit." Peter Jackson non ci pensa due volte: eccoci di nuovo nella Contea, avvolta come nel libro da un'aura di spensieratezza, lì dove i Mezzuomini vivono la propria esistenza tranquilla, fatta di natura, case sicure, pasti abbondanti e assenza di avventure; si percepisce nel sole di Hobbiville che il risveglio di Sauron è ancora lontano. Così come la spensieratezza si percepisce fin dalle prime scene, preparandoci alla scoperta di misteriose terre lontane. Sarà con gli occhi di un bambino che le scopriremo passo dopo passo, non avvolti da quella paura che coglierà Frodo sessant'anni più tardi. Dei Troll scorbutici verranno pietrificati grazie all'arrivo di Gandalf, poi Bilbo e i burberi ma simpatici Nani incontreranno lo stregone Radagast, così ingenuo anche dinanzi al risveglio delle prime forze malvagie. Arrivati alle porte di Gran Burrone qualcosa inizia a stridere; i quindici viaggiatori non vengono accolti, come nel libro, da Elfi che cantano fra i boschi e sulle rive del fiume, ma anzi giungono nel regno di Elrond dopo una brusca lotta con dei Mannari - il solco fantasioso della storia inizia a essere deturpato. L'Orco Azog viene elevato a cattivo del film, quando la narrazione tolkeniana era più sottile e lasciava questo elemento lontano, sulla Montagna Solitaria dominata da Smaug, senza delineare un vero e proprio nemico della compagnia di Thorin, proponendo passo dopo passo sempre nuovi dilemmi. La politica hollywoodiana sacrifica la dolcezza narrativa del libro in nome di uno scontro forzato fra Thorin e la sua nemesi orchesca; una stessa scelta infantile - come se Lo Hobbit non fosse già un capolavoro fruibile a tutti - si riscontra, in questo caso forse anche per pragmaticità, nell'utilizzo edulcorante della CGI, capace al tempo stesso di sminuire la carica spaventosa degli Orchi e di alleggerire eccessivamente le scene d'azione, lontane dal peso della vecchia saga jacksoniana. Tralasciando tutto ciò, tornando al bellissimo finale del film, con le Aquile che conducono in salvo i nostri protagonisti dalle fiamme e dagli Orchi, non si può non notare come l'inventiva nell'illustrare il mondo tolkeniano impressionante; anche diverse aggiunte di Jackson e degli sceneggiatori risultano azzeccate e capaci di legarci maggiormente ai protagonisti, e l'equilibrio raggiunto in certe scene mette in secondo piano gli errori della produzione. Anche nel complesso, questo primo capitolo appare come il più denso e interessante di tutta la trilogia; la chiusura del film lascia ovviamente lo spettatore pieno di domande, ma i titoli di coda non danno l'impressione di interrompere bruscamente qualcosa di più grande, ma di mettere serenamente fine alla prima parte delle avventure dell'Hobbit, lo Stregone e i dodici Nani. Jackson non riuscirà a ripetere la stessa magia nei seguenti capitoli. Una dolce perla spensierata, delle quali si sente sempre più bisogno nel presuntuoso cinema odierno.

 

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