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Il primo uomo

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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La recensione su Il primo uomo

di hupp2000
8 stelle

Chapeau, Monsieur Giannì Ameliò! Quasi mezzo secolo dopo “La battaglia di Algeri” (1966) di Gillo Pontecorvo, un regista italiano torna ad occuparsi di una delle pagine più vergognose della Storia francese. Il film è tratto da “Le premier homme”, romanzo autobiografico incompiuto di Albert Camus, i cui primi due capitoli manoscritti (il libro ne prevedeva tre) vennero trovati sul luogo dell’incidente stradale che nel 1960 stroncò l’esistenza dello scrittore. La figlia Catherine, dopo anni di lavoro e ricostruzione degli intenti del padre, acconsentì alla pubblicazione dell’opera nel 1994, rifiutandone però l’adattamento cinematografico. Dopo oltre dieci anni, cambierà idea di fronte alla proposta di affidarne la regia a Gianni Amelio, persona certamente meno interessata a schierarsi nel narrare il conflitto franco-algerino. L’operazione è singolare: ne esce fuori una coproduzione franco-algerina, alla quale si associa Rai Cinema, nel paradossale ruolo di “garante dell’imparzialità”. Oltre alla regia, sono italiani sceneggiatura (dello stesso Gianni Amelio), montaggio e colonna sonora. Il risultato è un film decisamente riuscito, con salti temporali efficaci, che non ne alterano l’andamento, con attori tutti in parte e una sofferta riflessione sull’assurdità del colonialismo. Nel 1957, Jacques Cormery (Jacques Gamblin al meglio delle sue capacità recitative), affermato scrittore e alter ego dello stesso Albert Camus, torna in Algeria, suo paese natale. E’ un viaggio nel suo stesso passato, la ricostruzione degli eventi che, 33 anni prima, avrebbero segnato per sempre la sua vita. Jacques non ha mai conosciuto suo padre, vive in povertà con una madre affettuosa e una nonna tirannica. A scuola, il talento del futuro Premio Nobel per la letteratura viene notato dal maestro Bernard (Denis Podalydès), che generosamente lo aiuta e incoraggia, facendogli ottenere la borsa di studio che lo lancerà verso un futuro insperato. 1924 e 1957: due diverse ambientazioni che si alternano disinvoltamente lungo tutto il film; un’Algeria prima sottomessa e oppressa, poi sull’orlo di una sanguinosa rivolta. Jacques Gamblin, chiamato in definitiva ad interpretare Albert Camus, è disarmante per naturalezza e per l’intensità umana che conferisce al suo personaggio. Impossibile non pensare al protagonista del romanzo “L’étranger” dello stesso Camus. Non meno lodevole il piccolo Nino Jouglet, nel ruolo di Jacques Cormery nel 1924. In realtà, ogni attore secondario del film meriterebbe una menzione speciale, da Catherine Sola, adorabile vecchia madre, a quel demonio di Denis Podalydès, capace di passare agilmente da ruoli comici a personaggi seri e drammatici come il maestro di scuola, vera e propria chiave del racconto. Bel cameo finale di Jean-François Stévenin.

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