Espandi menu
cerca
This Must Be the Place

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

Recensioni

L'autore

maso

maso

Iscritto dall'11 giugno 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 180
  • Post 3
  • Recensioni 830
  • Playlist 186
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su This Must Be the Place

di maso
8 stelle

Sorrentino non mi delude mai.
Sarà che lo seguo assiduamente dai suoi esordi ed il ragzzo è cresciuto bene mantenendo le promesse.
"This must be the place" è una canzone deliziosa dei Talking Heads che compaiono in formissima nella scena che fa ingranre la quinta al film, ma è anche una domanda che il protagonista Cheyenne e noi ci poniamo durante il cammino, ovvero "Il posto deve essere questo" come recita il titolo, quale sarà questo posto tanto cercato? E' forse il luogo della pace spirituale che tutti noi aspettiamo o qualche cosa di reale più tangibile?
All'inizio del film il ritmo è lento e l'azione descittiva: Sean Penn veste i panni di questa rockstar anestetizzata dal suo trascorso di alcool e droghe nel quale ha comunque incendiato le folle ma è anche suo malgrado andato oltre il semplice ruolo di musicista causando un dramma che lo ha segnato personalmente.
La sua vita ora è come quella di una massaia cantonese che si aggira nel suo cantone con la borsa della spesa ed è sospeso fra i suoi pensieri e le sue battute surreali esilaranti.
L'impulso rigenerante a questa sua piatta esistenza gli viene dalla morte dell'anziano padre che porta al polso le cifre dell'olocausto.
La persecuzione ebraica comincia in questo scorcio ad essere il tema centrale del film che lo affronta in maniera inusuale rispetto ai suoi tanti predecessori che ne descrivono l'orrore in maniera diretta e spesso gratuita.
Credo invece che la qualità maggiore di "This must be the place" sta proprio qui, cioè lasciare il tema in sottofondo facendolo riemergere in alcune scene chiave e surreali come quando Cheyenne nel parcheggio vuoto del grande magazzino vede passare un trattore agricolo che traina un carrello con sopra un uomo che ha le fattezze ed il braccio destro teso del fuhrer.
L'unica scena che richiama l'olocausto direttamente è quella in cui Cheyenne fa visita al cacciatore di nazisti Mordecai mentre sta proiettando le scioccanti diapositive dei corpi ammucchiati degli ebrei massacrati nei lager, parte da qui l'idea di Cheyenne di proseguire la missione personale del padre e rintracciare il suo aguzzino ai tempi della deportazione.
Inizia qui il suo viaggio accompagnato dall'onnipresente trolley: visita vari stati e conosce diversi caratteri nella sua peregrinazione come la giovane madre Rechel o il tatuatore filosofo. 
Sorrentino sfrutta la seconda parte del film sicuramente più riuscita della prima, per attuare il suo studio di caratteri e luoghi dell'America contemporanea, ma non trascura il suo personaggio sempre al centro della storia e lo inserisce in scenette esilaranti che fanno esplodere il pubblico in sala e stemperano la tensione, ne citerò tre riuscitissime: la partita di ping-pong dove Penn è davvero grande e quella dei pellegrini inzuppati che mi ha fatto scompisciare, ma anche il pattinatore non è male.
L'unica forzatura secondo me è il ricongiungimento con Mordecai, che ha il volto azzecatissimo di Judd Hirsch e aggiungo che mi ha fatto molto piacere rivederlo in azione, sono un suo fan da quando furoreggiava nella serie TV TAXI.
Questa reunion è un pò buttata li ma a Cheyenne, armato di pistolone e giunto nei pressi della tana del suo ricercato serviva una spalla per condividere il suo punto di vista.
Alla fine il posto tanto cercato è li davanti ai suoi occhi come il mostro da uccidere, ma credo che il messaggio che "This must be the place" ci vuole dare è poprio che per certi mostri la morte è una liberazione e la vita una condanna, quindi meglio lasciarli vivere e soffrire.
Tutta la scena dell'incontro con ll criminale nazista è a mio avviso da antologia e non ve la svelerò.
Ora Cheyenne ha compiuto il suo dovere ed ha in qualche modo risanato la ferita con un padre che non aveva mai accettato la sua eccentricità, torna a casa rinfrancato e rinnovato ma il finale è ambiguo e non l'ho decifrato se potete aiutatemi.
Sono molto soddisfatto di questo ritorno in sala dopo tanto tempo e con questa frase prendo due piccioni con una fava perchè sto parlando di me e di Paolo Sorrentino, cineasta da salvaguardare come un panda nell'estinzione di registi di talento che ammorba il cinema italiano.

Su Sean Penn

Non sono un suo grande ammiratore ma in questo film è stato veramente bravo, da applausi.

Su Judd Hirsch

Bentornato Judd, ma quanto tempo dall'ultima volta in "Vivere in fuga" di Lumet.

Su Kerry Condon

Carina mmm... ed il suo personaggio è così dolce.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati