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Silvio Forever

Regia di Roberto Faenza, Filippo Macelloni vedi scheda film

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La recensione su Silvio Forever

di Mathiasparrow
2 stelle

E' dunque un semplice barzellettiere l'individuo che ha plasmato a propria immagine e somiglianza la storia italiana degli ultimi decenni? Ironie a parte, la risposta non può essere affermativa. Le chiacchiere stanno a zero: chi vuol capire ha già capito, gli altri insisteranno fino all'ultimo con lo stolto autoconvincimento del contrario beandosi di una realtà disgustosamente fittizia. Ci raccontano che nel '45 i mussoliniani si estinsero di colpo: il primo giorno del secondo dopoguerra ogni italiano negò di essere mai stato fascista. Un simile scenario si sta profilando nuovamente in tempi brevi, e non bisognerà certo sorprendersi se un giorno le cronache narreranno di un'Italia del duemilaqualcosa improvvisamente priva di berlusconiani: sarà la codardia mai repressa di un popolo immeritevole della propria terra.
Silvio Forever approfitta del caos mediatico ritagliandosi furbascamente il proprio segmentino cronologico di popolarità, cavalcando l'onda di smania polemica che sembra aver tramutato in paladini del gossip quasi tutte le voci nazionali. Stella, Rizzo e Faenza svuotano gli archivi per ricostruire la "vera storia" del magnate milanese, dall'infanzia ad oggi, guardandosi bene dall'infamare e lodare. Scopo dell'operazione: dichiaratamente, cogliere la complessità del personaggio liberandolo dagli stereotipi pro e contro; di fatto: riproporre eventi arcinoti - ad eccezione di qualche insignificante dettaglio biografico - simulando un fantomatico dovere d'imparzialità per mascherare la penuria di coscienza che genera l'operazione.

Autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi (non autorizzata da chi?) è il sottotitolo-calamita che riesce nella propria missione di raggiro: persuadere di aver qualcosa da dire. Il bluff va pienamente a segno, ed ecco sorgere un ulteriore avamposto della colonizzazione paratelevisiva. Dai collage tg e youtube di Faenza & compagnia emerge la pericolosa immagine neutrale di un Silvio simpatico e capace, bravo a cantare e raccontar barzellette, messo in costante discussione sulla base del nulla e ancora oggi orgogliosamente sulla cresta dell'onda. Reati e quant'altro trovano lo spazio di qualche veloce accenno secondario, prima di essere liquidati con qualche battuta sulle note del Meno male che Silvio c'è. Se la fede degli autori era veramente buona come affermano, i loro calcoli non potevano essere peggiori visto l'esito del progetto. Ma l'attenzione riservata agli eventi più recenti lasciano onestamente sospettare un'operazione di puro marketing più sfacciata di quanto essi vogliano far credere. Un ottimo testimonial per il primo Ventennio della Repubblica, prossimo all'epilogo sotto gli sconcertati occhi del globo intero.

Sulla trama

spezzoni d'archivio già in voga ovunque. Zero novità, niente da aggiungere o commentare. Nulla di meno necessario.

Su Filippo Macelloni

colpevole quanto gli altri coinvolti

Su Roberto Faenza

una passività sconcertante che si concretizza in un autogol pazzesco

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