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Boris. Il film

Regia di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Boris. Il film

di hallorann
8 stelle

Nella stagione delle commedie e delle farse campioni d’incasso, quella più intelligente e spiritosa ha toppato presso il pubblico. Quasi che quest’ultimo avvertisse un “prezzo” troppo alto da pagare per vedere rappresentata la sua stupidità. BORIS IL FILM infatti è una parodia sofisticata di certo cinema, del suo ambiente e se vogliamo anche degli spettatori italici. Se la serie televisiva sfotteva l’orrenda fiction nostrana, il trio di registi Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo trasferisce personaggi e umori satirici sul grande schermo. Il televisivo Renè Ferretti molla il set de IL GIOVANE RATZINGER – interpretato dall’ottuso divo delle soap Stanis La Rochelle – per un contrasto con il dirigente Lopez riguardo un’inquadratura da girare. Allontanatosi da quel mondo, egli trascorre il tempo in solitudine, una sera dopo una traumatica visione di NATALE AL POLO NORD incontra Biascica e famiglia. E’ il preavviso della necessità più o meno forzata di tornare in pista con un progetto ambizioso, la trasposizione cinematografica del best-seller di Rizzo e Stella LA CASTA. Gli intenti nobili sono da affiancare a vecchi stilemi e rogne: Sergio il produttore squattrinato e cardiopatico con Lopez il cialtrone; i produttori associati intellettualoidi; il direttore della fotografia pieno di sé e spocchioso con quello cocainomane e rassegnato per natura; la grande attrice votata alla sottrazione, della voce; il giovane attore emergente Campo e l’ombra demente di Stanis sosia di Fini e così via. Il sanguigno Renè liquida parte della nuova troupe per imbarcare la vecchia e consolidata famiglia-troupe. Alcuni incidenti (tragicomici) di percorso porteranno a una modifica/metamorfosi de LA CASTA, da film impegnato alla GOMORRA a cinepanettone scurrile e dissennato. BORIS IL FILM ha un’ora abbondante spedita e spettacolare (il punto più alto è la carrellata di sceneggiatori) per poi subire alcuni contraccolpi in parte compensati dalla brillante apparizione di Giorgio Tirabassi insieme al “quinto dirigente Medusa” Bruno Amati, la visita al set di NATALE NELLO SPAZIO con l’autoironico cameo del grande Massimo Popolizio (già apparso brevemente nel primo NATALE) “Renè la grande narrativa popolare…devo cagà!” e dalla cagna maledetta Corinna alias la strepitosa Carolina Crescentini. Non male per una pellicola che riserva risate, sorrisi, stilettate un po’ a tutti e stravaganze non sempre riuscite. Il passaggio dalla tv al cinema funziona, entrambi sono prodotti di qualità, la mut(u)azione di personaggi come Biascica, Martellone etc. si assesta bene. In testa al gruppo ovviamente c’è l’eroe Renè Ferretti, quintessenza di talento e mediocrità, buonismo e perfidia, energia (dai, dai, dai!!!) e disincanto grazie alla bravura di Francesco Pannofino. Ci riconosciamo negli spettatori basiti Arianna e Alessandro di fronte alla volgarità ostentata e spacciata per comicità di Martellone comico-tormentone alla Zelig e nel Renè spettatore impassibile e indignato dei vari NATALE A… compreso il suo. Un dubbio permane ma si dice bisogni o bisogna?

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