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Womb

Regia di Benedek Fliegauf vedi scheda film

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La recensione su Womb

di OGM
4 stelle

Una fantascienza languida e incolore,  che affronta il tema della clonazione guardando a Bertolucci. Per Fliegauf The Dreamers è il modello di un’icona femminile (Eva Green), di una rivolta giovanile (il fantasma del sessantotto trasfuso nell’eccentricità no global), di una poesia dell’incesto che, però, tramontata l’equazione tra trasgressione e rivoluzione, si consuma stancamente nel vuoto di ideali. Nella rarefazione svapora ogni barlume di romanticismo, perché il discorso sull’amore si interrompe sul nascere, a causa dell’assenza di un linguaggio sufficientemente evoluto. L’ansia di minimalismo toglie ossigeno al pensiero e al sentimento, scambiando l’afasia cinematografica per la rappresentazione dell’incomunicabilità. Questo film si mostra davvero incapace di parlare, ossia di articolare, in dialoghi ed immagini, il senso di una storia che inizia e finisce nell’anonimato,  non riuscendo ad esprimere nemmeno un’opinione, un gusto, una propensione a credere o a dubitare di qualcosa. Niente è considerato buono o cattivo, bello o brutto, e tutto appare ugualmente triste, e forse inutile, fino ad azzerare il ruolo dell’argomento principale all’interno del racconto. Questo arenarsi nel nulla potrebbe passare per una forma d’arte, se non rimanesse, nella mente dello spettatore, la sgradevole impressione di un messaggio che voleva essere formulato, ed invece è rimasto sospeso a metà percorso, soverchiato da una voglia di indeterminatezza un po’ fine a stessa.  Il womb del titolo resta così un contenitore sterile ed ermetico, che non è né l’utero cosmico, né il grembo materno, né l’incubatrice di un laboratorio, e sembra, invece, piuttosto, la metafora di una creatività che partorisce meccanicamente senza uno scopo preciso, e, soprattutto, senza abbracciare e curare, dopo la nascita, il frutto del concepimento. Difficile stabilire esattamente cosa avrebbe potuto salvare questo film; forse, di fronte a tanta desolazione morale e sentimentale, ci saremmo aspettati qualcosa che ci facesse veramente male o che, comunque suscitasse in noi un moto di disappunto o di ribellione. Invece l’uniformità dell’atmosfera ci costringe a restare a guardare, e a lasciarci pigramente trascinare nell’astensione da ogni giudizio.

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