Regia di Wes Craven vedi scheda film
Perché “Scream 4” non funziona?
Partiamo dall’inizio: Wes Craven, uno dei padri fondatori dell’horror, ha reinventato lo slasher col primo “Scream” (1997), ridefinendo le regole di un genere e mettendo in scena un gioco audace e citazionista come solo un grande regista sa fare. La saga è proseguita in calando: dopo un ottimo sequel, si è arrivati a un mediocre capitolo tre, quindi a questo numero quattro.
I film sono usciti rispettivamente negli anni 1997, 1998, 2000 e 2011. Ora, anche il lettore meno accorto noterà come i primi tre siano stati realizzati in un periodo fortemente circoscritto, mentre al quarto corrisponde una distanza temporale maggiore.
E questo è proprio il motivo principale che fa di “Scream 4” un’opera fallimentare. Questa pellicola, infatti, si fa portavoce di un genere morto da un pezzo e quindi fuori tempo massimo: lo slasher è stato soppiantato da altre forme narrative quali il mockumentary, il famigerato torture porn, una pseudo-rinascita del filone esorcistico e così via dicendo.
Il killer dalla maschera “urlante”, icona di un’epoca, è stato soppiantato da altri modelli.
Craven crede (ahilui e ahinoi) di essere ancora negli anni 90: la discrepanza tra il primo e l’ultimo capitolo di questa saga mostra infatti la differenza di abilità nella capacità di riproporre in maniera originale qualcosa inerente al passato ma guardando al presente (il primo “Scream”), ed esibire invece in bella mostra un prodotto sterile e obsoleto (l’opera in analisi).
La tagline del film spiega curiosamente e paradossalmente alla perfezione il motivo del suo insuccesso: “Le regole sono cambiate”.
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