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The Iron Lady

Regia di Phyllida Lloyd vedi scheda film

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La recensione su The Iron Lady

di will kane
6 stelle

La vicenda politica e umana di Margaret Thatcher,appunto la "Lady di ferro",come venne battezzata,prima donna a diventare primo ministro britannico,in carica dal 1979 al 1990:una conservatrice solida e senza sconti nè agli avversari di colori opposti,nè a quelli interni al proprio schieramento.Le Falkland,la crisi economica di fine anni Settanta,l'avvento di un alleato dalle idee comuni come Ronald Reagan,i cambiamenti nell'Est dominato dall'Unione Sovietica.E oltre a questo,alla facciata ufficiale,il cosmo privato di "Maggie",con una vecchiaia caratterizzata dall'Alzheimer,la lucidità che va e viene ad intervalli irregolari.Phillyda Logan richiama Meryl Streep,con la quale si era trovata evidentemente benissimo nel grande successo "Mamma mia!",e le affida il ritratto di una donna fiera,pugnace e comunque la si guardi,importante storicamente per il Dopoguerra.La Thatcher ha avuto molti sostenitori,e ancor più detrattori,sia in Gran Bretagna che fuori,e non è semplice analizzare un periodo storico a breve distanza di anni.La Streep,pur più aggraziata della governante inglese,ne dà un'interpretazione a più strati,capace di passare dalla protervia offerta in sedi politiche allo spaesamento della malattia,e questo le è valso il terzo premio Oscar vinto nella sua carriera:Jim Broadbent interpreta il marito della Thatcher,in carne e ossa,e in presenza eterea,cui si rivolge nelle fasi in cui la mente della protagonista lo ricrea per non cedere al trauma della solitudine.La Logan guarda con malcelata simpatia ,più umana che politica,alla leader,e forse è questo che rende "The Iron Lady" un film meno riuscito di quanto avrebbe potuto essere.Seppure sia da apprezzare la chiave con cui si è scelto di narrare l'avventura di statista e di donna paradossalmente di radici conservatrici eppure destinata a sfondare la tradizionale barriera invisibile dei poteri negati al mondo femminile,il lungometraggio è ben fatto,interpretato con professionalità e intensità,ma resta,alla fine,un vago sospetto di agiografia che smorza non di poco gli entusiasmi.

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