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Carnevale di anime

Regia di Herk Harvey vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Carnevale di anime

di alan smithee
7 stelle

locandina

Carnevale di anime (1962): locandina

MUBI

Mary è una giovane e talentuosa organista che un giorno, mentre si trova in macchina con alcune amiche, viene sfidata in una gara di velocità da un gruppo di maschi coetanei, che le inseguono, fino a provocare involontariamente un grave incidente: la vettura delle ragazze precipita da un ponte e si inabissa.

Mary si salva miracolosamente, fuoriuscendo dalla melma del lago che ha inghiottito le sue amiche.

Poco tempo dopo la ragazza decide di trasferirsi altrove per dimenticare, accettando di lavorare per una chiesa di una cittadina dotata di un bell'organo.

Già nel viaggio per raggiungere la nuova dimora, la ragazza viene colta da visini di un uomo misterioso che la tormenta, mentre nei pressi della nuova città, l'immagine di un grande immobile un tempo adibito a padiglione per fiere, finisce per evocarle strane sensazioni.

In quel nuovo contesto, la donna si divide tra il lavoro di organista, che svolge con la consueta affidabilità, e la sua vita privata, resa più movimentata dalla presenza di un coinquilino focoso ed insistente che non smette di farle la corte.

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Ma la vera ossessione della donna si annida nei pressi di quel padiglione abbandonato in mezzo al deserto, che esercita in Mary una inspiegabile attrazione, almeno in un primo momento, prima che la verità possa poco per volta tornare a galla, assieme al suo stesso corpo di donna mortale inconsapevole della propria fine.

Unico, piccolo, ma eccezionale lungometraggio di Herk Harvey, che nel film si ritaglia anche l'enigmatico ruolo dell'uomo che appare a terrorizzare la già sconcertata protagonista (la diafana e longilinea modella dai tratti spigolosi ma affascinanti Mary Candance Hilligoss), Carnival of Souls è un horror che si fa strada e si concretizza poco per volta, sino a travolgerci con un finale senza speranza che sembra soprattutto un sadico sberleffo allo spettatore, in grado di uscire dalla proiezione con una sensazione tra lo stordito e l'angosciato.

Realizzato con un budget di fortuna, il film faticò a trovare una dignitosa distribuzione, e gli incassi ad ogni modo furono assai modesti.

Col tempo tuttavia questo B-movie si è conquistato la fama di film cult, per la capacità di saper gestire quel disagio psicologico che affligge la protagonista, e che poco a poco si propaga anche nei confronti del pubblico, al punto da concedere una sorta di riscatto al povero Harvey, che già nei primi anni '80 si vide finalmente riconosciuta l'attenzione che latitò al momento dell'uscita del film in sala.

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