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Regia di Marialy Rivas vedi scheda film

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La recensione su Blokes

di OGM
8 stelle

Nel Cile degli Anni Ottanta, mentre fuori imperversa la repressione militare operata dal regime di Pinochet, due adolescenti, all’interno delle rispettive case, scoprono la loro sessualità. Un’esperienza che condividono a distanza, dai lati opposti della strada, guardandosi di notte attraverso le finestre delle loro camere da letto. Sono due ragazzi, Luchito e Manuel, che si scambiano espliciti gesti erotici, ma anche quelli che sembrano messaggi in codice, sotto forma di segnali di luce intermittenti. Il mondo in parte non li vede, in parte, invece, si accorge di quel misterioso dialogo, ma non ne capisce il significato. Quel loro muto colloquio amoroso diventa così il riassunto dell'intero universo del segreto, che racchiude tutto ciò che è proibito, sommerso, incompreso. Ciò che, se scoperto, sorprenderebbe con la sua spiazzante verità. Perché non nasce nel contesto del crimine, né prepara una sedizione politica, bensì avvolge, semplicemente, la componente più sensibile e complessa  dell’animo umano. Per i due protagonisti, si tratta del momento speciale in cui, per volontà del caso, assistono insieme al risveglio di un mistero, al suo timido affacciarsi alla loro coscienza ancora acerba. I due ragazzi dialogano scambiandosi i cenni di una maldestra tenerezza, e di un’irruenza ingenua, che non si rende conto di aver  irrimediabilmente violato la soglia dell’innocenza. Nello sviluppo della storia e, soprattutto, nel suo finale, si coglie il senso tragico del non ritorno, del punto oltre il quale ci si può sottrarre agli sguardi e al giudizio della gente, ma non ci si può più nascondere a se stessi. Per Luchito e Manuel, guardarsi a vicenda è come un gioco di specchi, in cui ci si riflette nell’altro, e ci si vede, infine, nel pieno della propria fisicità, mentre ci si spoglia delle convenzioni e ci si affida interamente all’istinto. Per Luchito, che ha solo tredici anni, l’intraprendenza di Manuel rappresenta la rivelazione di un lato sconosciuto della propria individualità, mentre per Manuel l’infantile curiosità di Luchito è un invito a scavare più a fondo dentro di sé, fino a chiarire la vera natura dei suoi desideri. In questi quindici minuti di pellicola, il cinema celebra la visione come un’operazione reciproca, che coinvolge attivamente sia chi osserva, sia chi è osservato; e si imprime nella loro memoria,  depositando, su entrambi, il sedimento di un’emozione che diventa completa ed importante solo se è vissuta in presenza dell’altro.

 

Questo cortometraggio, tratto da un racconto dello scrittore cileno Pedro Lemebel, è la seconda opera di Marialy Rivas. Dopo essere stato presentato con successo alla scorsa edizione del Festival di Sundance, sarà in concorso al Festival di Cannes 2012.

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