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Tomboy

Regia di Cèline Sciamma vedi scheda film

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La recensione su Tomboy

di leporello
10 stelle

Dietro gli splendidi occhi azzurri di Zoé Héran, questa azzeccatissima ragazzina francese non a caso plurimpiegata in pubblicità, si nasconde un altrettanto splendido, piccolo, grande film, leggero e profondo, spietato (cioè privo di pietismo) ma soave, poetico e prosaico (neutralmente inteso) insieme. Con l’intelligente operazione della Sciamma che non si affanna a spiegare e non si attarda in inutili elucubrazioni mentali e/o pesanti argomentazioni antropo-sociologiche, il film corre con leggerezza attraverso una semplicissima e distaccata osservazione, pur risultando ricchissimo della più genuina empatia trasmessa dai personaggi tutti (indimenticabile è però la sorellina di Laura!) e dalla narrazione semplice e decisa . E probabilmente proprio questo sapiente distacco è ciò che riesce a mettere in luce tutte le stimolanti dicotomie presenti nel film, delle quali l’ambiguità della protagonista è madre. Ma forse non è giusto parlare di “ambiguità”, perché non c’è nulla di ambiguo né nel personaggio, né nel film: la famiglia è una famiglia normale, felice, nessun padre padrone o madre oppressiva, ottimi i rapporti tra i componenti nati e nascituri; l dramma del “riconoscersi” di Laura (ma che si tratti di “dramma” è tutto da dimostrare, e il film, sostanzialmente, ritengo che lo neghi) è come se fosse un gioco da esploratore; la stessa madre che verso il finale si affanna nel tentativo di “raddrizzarla” (dio, che termine orribile!) compie solo un’azione logica, naturale e conseguenziale, nulla di forzato o di ambiguo.
 Fotografato color pastello, girato con quieto nervosismo (bellissime le scene dei giochi dei bambini), narrato con risoluta delicatezza, il film trova nell’inquadratura finale (il leggero, appena accennato sorriso con cui la protagonista dichiara il suo vero nome alla piccola amica) la giusta sintesi di ogni cosa, detta e non detta, ma soprattutto vista e vissuta, in una vicenda (quella di Laura) in cui essere maschio o femmina pare decisamente venire dopo, in ordine di importanza, rispetto al semplice voler essere dentro la vita, a pieno diritto e in totale dignità.  Un film che consiglio vivamente  a tutti di non perdere (possibilmente in lingua originale, ça va sans dire).

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