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Midnight in Paris

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Midnight in Paris

di mm40
6 stelle

L'essenziale novità di questo Midnight in Paris è che Allen per una volta non basa la drammaturgia della sua opera sulla psicanalisi: in una prospettiva libera più del solito da tipizzazioni, ruoli ed elementi simbolici, il regista/sceneggiatore newyorchese imbastisce - o, meglio, si lascia andare a - una semplice commedia sentimentale, che è al contempo una dichiarazione d'amore verso la città di Parigi, da sempre sua meta europea favorita (insieme a Venezia, vedasi Tutti dicono I love you). Il suo alter ego in questa occasione è Owen Wilson, già noto come attore comico e qui utilizzato con sfumature brillanti: prova superata senza intoppi, mentre rimane da capire perchè Allen continui ancora a inserire nei suoi cast delle sosia di Scarlett Johansson (qui tocca a Rachel McAdams, non male anche se il suo personaggio è scritto molto più sbrigativamente; d'altronde nell'ultima manciata di film del regista c'è sempre una qualche biondona in ogni storia); altri ruoli di contorno sono afffidati a Kathy Bates, Marion Cotillard, Adrien Brody e, come è stato fin troppo pubblicizzato (per una manciata di secondi in cui recita lievemente peggio di Rin Tin Tin), nientemeno che Carla Bruni, la première dame. Visti i contenuti spensierati della pellicola, può riaffiorare qua e là il noto umorismo alleniano, e ogni battuta o gag è un vero piacere; allo stesso modo torna la ben nota dialettica dell'autore a riguardo dell'evasione dalla realtà: e questa è la parte che normalmente compare sottotraccia nei film di Allen, mentre qui è addirittura spiegata esplicitamente nei dialoghi. Ovvero, se ne La rosa purpurea del Cairo e ne Il caso Kugelmass (Effetti collaterali) la vita insoddisfacente dei protagonisti trovava l'agognata evasione in uno sconfinamento surreale nel mondo del cinema e della letteratura, ecco che in Midnight in Paris tale sollievo proviene dalla ricerca - nostalgica, appunto - della felicità in un'epoca passata; in tutte e tre le opere, nemmeno a dirlo, la fusione fra i due paralleli universi appare infine impossibile e i protagonisti si ritrovano costretti ad accontentarsi della vita che hanno. Il gioco, in questo film, permette ad Allen di sfoderare una serie di omaggi personali a scrittori, pittori e artisti del secolo passato: Dalì e Picasso, Hemingway e Bunuel, Scott Fitzgerald e T. S. Eliot sono tutti riportati in vita e lievemente macchiettizzati, in una maniera più affettuosa che divertente. Insomma, per una volta Woody punta all'intrattenimento più che al messaggio o alla morale (es. il lieto fine, sostanzialmente necessario e naturalissimo, al contrario di quello del tutto posticcio di Basta che funzioni o di quello un po' rimediato alla meglio de Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni) e Midnight in Paris può essere chiaramente inteso come una felice constatazione di piena consapevolezza da parte di un artista dell'assoluta straordinarietà e bellezza (che sia in una ragazza, in una canzone, in una città) della vita. 6/10.

Sulla trama

Gil, sceneggiatore alle prese con il suo primo romanzo, adora Parigi. Vi si trova in vacanza con la fidanzata Inez, che non solo lo stima poco, ma lo trascura anche con un amico. Gil ne approfitta per dedicarsi a rigeneranti passeggiate notturne per i suggestivi vicoli della capitale.

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