Regia di Joe Johnston vedi scheda film
Annunciato con euforia dopo il successo del primo Iron Man, l'ultimo film della "Fase 1" dell'epopea Marvel Studios e preludio del mega evento The Avengers porta alla ribalta l'icona patriottica americana per eccellenza, quel Capitan America già protagonista di un serial cinematografico negli anni '40, manifesto della campagna politica interventista di Roosevelt, interpretato da Dick Purcell (al quale il film dedica un divertente omaggio) e di due b-movie decisamente trascurabili (la versione televisiva del '79 di Rod Holcomb e quella di Albert Puyn del 1990).
Creato nel 1941 per la Timely Comics (antisignana della Marvel) dal duo Joe Simon e Jack Kirby, l'eroe incarna paradossalmente una duplice conflittualità. Da una parte abbiamo il patriota, accerrimo nemico del male (i nazisti), il sogno americano che consente al giovane Steve Rogers, altruista dal cuore umile ma dal fisico fragile, di costituire il baluardo di salvezza della libertà e della democrazia occidentale. Dall'altra, c'è il mito nietzschiano del Superuomo rivisitato come Supersoldato, operazione moralmente discutibile, conseguenza della sperimentazione scientifica applicata all'arte bellica non solo dalla Germania nazista ma anche dalle altre superpotenze in gioco, Stati Uniti compresi.
Gli autori prediligono l'avventura e l'autoironia, metodo (facile) per dribblare non solo l'introspezione, ma soprattutto la retorica nazionalista del buon Capitano, metafora stessa del suo creatore Jack Kirby (insignito della medaglia d'Onore per l'impegno bellico durante lo sbarco in Normandia).
Affidato a Joe Johnston, strizza l'occhio sia per forma che per ambientazione allo spielberghiano Indiana Jones e ai classici di produzione Amblim / Lucasfilm (di cui ne è stato uno storico collaboratore), riunendo attori del calibro di Tommy Lee Jones per ruoli minori (il colonnello Philips) e Hugo Weaving per la nemesi Teschio Rosso, capo della setta segreta Hidra finanziata da Hitler, con bramosie di potere decisamente più grandi dello stesso Fuhrer.
La storia non decolla restando su standard piuttosto piatti (di fatto vediamo l'eroe sbaragliare gli avamposti nemici con grande facilità per concludersi con un cliffangher breve e scontato) e lo stesso protagonista, Chris Evans (ritoccato in digitale prima della trasformazione), al di là del "phisique du role" non impressiona a dovere (a differenza del collega Chris Hemsworth con Thor). Gli stessi risultati al botteghino non sono dei più eccezionali (il secondo minore incasso della saga dopo L'Incredibile Hulk), vuoi per l'appeal minore di un personaggio che, nonostante gli sforzi, resta culturalmente circoscritto alla bandiera a stelle e strisce più di ogni altro superoeroe (Superman compreso), vuoi per l'effetto del "film di origini".
Cosa affascina però di questa ennesima trasposizione marvelliana al cinema è il suo perfetto incastro in un progetto più grande, quello per l'appunto Avengers, una sottotrama che introduce il Cubo Cosmico (il Tesseract già accennato in Thor), reinventa appositamente la figura di Howard Starck (padre del più celebreTony alias Iron Man) quale mente e fianziatore del progetto Supersoldato (diversamente dal fumetto originale), sempre seguendo il metodo consolidato delle easter egg, immancabile moust che delizia non soltanto i fan duri e puri ma l'intero pubblico pagante.
Stan Lee, che ai tempi della Timely e del primo grande successo editoriale del Capitano era ancora un giovane e intraprendente freelance, appare nel suo immancabile cameo (è un alto ufficiale dell'esercito).
La calzamaglia con lo scudo ogivale indossata negli spettacoli di raccolta fondi per la guerra è un omaggio alla primissima versione disegnata da Simon e Kirby, nella cui copertina dello storico numero 1, stendeva il fuhrer con un divertente knockout.
La versione italiana conserva l'epiteto inglese "captain" anche nei dialoghi, nonostante il pubblico nostrano lo conosca sin dai tempi dall'epoca Corno (anni '70) con il nome tradotto in italiano.
Buon lavoro di Alan Silvestri, ma non memorabile.
Un buon artigiano di formazione spielberghiana.
Ex Torcia Umana, non soddisfa pienamente, mostrandosi un po' troppo monoespressivo.
Ottima nemesi. con quel volto..
Simpatica presenza.
Piccola parte nel ruolo dello scienziato Abraham Erskine.
L'ufficiale Carter, passione amorosa piuttosto platonica per Cap.
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