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Offside

Regia di Jafar Panahi vedi scheda film

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La recensione su Offside

di Scappo24
8 stelle

Offside (ovvero il fuorigioco calcistico, qui commesso dalle sei ragazze entrate in campo nemico) è in realtà un film del 2006 uscito solo ora nel nostro paese anche grazie (si fa per dire) alla recente carcerazione del regista Jafar Panahi da parte del governo teocratico iraniano per aver ridicolizzato il proprio paese. Nello stesso anno la pellicola è stata presentata alla Berlinale facendo scalpore e conquistando l’Orso d’Argento. Lo stile del film è chiaro da subito, cioè tra la finzione e il documentario che indugia su una società dalla cultura ancora retrograda, dove le donne sono trattate a piacimento dell’uomo ma non per ciò si tirano indetro alle loro passioni. A quanto potrebbe sembrare la pellicola non è un drammatico a tutti gli effetti, quanto una commedia (amara), ciò dovuto forse al caratterino delle ragazze che ammorbidiscono il contenuto. Il film non offre risposte ma racconta una realtà dalla difficile concezione e lascia riflettere parecchio.

Sulla trama

Teheran, settembre 2005: per il paese è la partita di calcio più sentita degli ultimi anni e l’Iran si gioca la qualificazione al Mondiale 2006 contro i rivali del Bahrain. Il paese è in fermento e anche il popolo femminile assetato di calcio vuole assistere alla partita, se non fosse che in Iran è vietato per le donne assistere alle partite di calcio negli stadi. Per cultura e legge il gentil sesso è tenuto fuori dagli stadi o chi viene beccato dentro si becca la galera, insulti o pesanti sanzioni. Questa è la sorte di 6 ragazze che hanno fatto di tutto pur di assistere alla partita decisiva (conciarsi da maschi, coprirsi con cappelli e sciarpe) e assistiamo al loro arresto e il loro fermo in un’angolo dello stadio dove non possono neanche vedere la partita. Durante la loro permanenza allo stadio le ragazze si interrogano sul perchè le donne non sono ammesse negli stadi assieme agli altri uomini e cosa ci sia di male. Come mai le donne delle altre nazionali possono entrare e loro no. Come mai anche se rinchiuse non possono assistere alla partita da uno spiraglio.

Su Jafar Panahi

Il regista Jafar Panahi ha diretto un ottimo pezzo di cultura/cronaca del suo paese, lui che fa parte del movimento contro il governo attuale e ha già diretto un film sui diritti delle donne nel 2000 intitolato Il Cerchio con cui ha vinto il Festival di Venezia. La sua regia in quest’ultima opera è prettamente documentaristica, telecamera a spalla sempre in movimento, indugia solo sui volti e i mezzi busti dei protagonisti, mai su primi piani o particolari, piani larghi o carrellate. Niente di tutto ciò, solo gli eventi cosi come li vedremmo raccontati in un servizio giornalistico. Daltronde era l’unica soluzione dato che è stato girato durante la partita in questione. Un’impresa titanica solo a pensarci. Anche gli attori sono improvvisati, infatti sono tutti strabiliantemente non professionisti ma molto credibili. Nel conflitto già citato c’è anche quello social/culturale che riguarda le guardie che tengono sotto controllo le ragazze per tutta la partita, ovvero dei giovani provinciali costretti al servizio che vengono tempestati di domande dalle ragazze più sveglie e istruite di loro. C’è anche un signore che riconosce tra le ragazze un’amica della figlia con cui era andata allo stadio di nascosto e lei intimidita pur di non farsi vedere senza chador si volta senza farsi vedere in faccia. Insomma una società e la sua cultura raccontata in un angolo di uno stadio dove non pensereste potesse succedere niente di interessante, invece dove libertà e uguaglianza vengono tolte dal potere, fino al vittoria e i festeggiamenti finali che restituiscono i sacrosanti diritti.

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