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Le donne del 6° piano

Regia di Philippe Le Guay vedi scheda film

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La recensione su Le donne del 6° piano

di bradipo68
8 stelle

Possiamo definire questo film una commedia sociale?
E'innegabile che Le donne del 6° piano pur raccontando una vicenda del passato recente si rivolge soprattutto al presente.
E quel presente si chiama Sarkozy e assieme a lui la faccia feroce della burocrazia che guarda sempre con sospetto chi viene da fuori Francia.
Tra le donne fuggite al regime franchista per approdare alla Francia gollista e i tipici rappresentanti di quella borghesia destrorsa che le accoglie con susseguioso sospetto c'è il solito, annoso confronto di classe.
Ma stavolta la bravura del regista Philippe Le Guay, che ha attinto ai propri ricordi di infanzia, sta nello sfumare le diverse posizioni.
E così le proletarie non sono così dure e crude ma sono solo donne che vogliono emanciparsi col lavoro per avanzare nella scala sociale, il proletariato è solo una parentesi per ritornare in Spagna e fare magari le gran signore e i borghesucci (la famiglia di Joubert,l'agente di cambio, con una moglie,Suzanne, che è il paradigma di quei francesi mediamente acculturati, mediamente ricchi, mediamente con la puzza sotto il naso e mediamente razzisti a cui il film si rivolge con garbata ironia) non sono in fondo così antipatici, sono buffi,sbandierano una presunta superiorità per nascondere la propria pochezza, il personaggio della moglie è così caricaturale che non può essere preso sul serio.
La vita grigia di Joubert è finalmente attraversata da sprazzi di colore e di umanità, quella della moglie,incapace di vedere oltre il proprio naso ,dall'ossessione che il marito la tradisca con le spagnole.
Le donne del 6° piano non si sofferma solo alla distinzione manichea tra proletariato e borghesia.
E'una commedia corale con dei bei dialoghi che parla di semplicità, di tolleranza, di quanto è bello vivere pur avendo poco o niente, è un film che senza tante menate sociologiche cerca di esorcizzare la paura del diverso.
Se in Spagna esiste la dittatura franchista in Francia esiste un fastidioso conformismo borghese che assume di fatto  i connotati di un regime, quello dei salotti buoni e dei figli che devono essere obbligatoriamente educati in scuole a la page.
Joubert riesce ad evadere da questo circolo vizioso abbandonando la gabbia dorata in cui era inconsapevolmente rinchiuso.
Grande cast con un sontuoso Fabrice Luchini che con la maturità sta acquisendo quel fascino che forse non ha mai avuto,una divertente Sandrine Kiberlain nel ruolo della moglie Suzanne e una bellissima Natalia Verbeke nel ruolo di Maria.
Da ricordare anche le prove di Lola Duenas e Carmen Maura utilizzate da sublimi caratteriste.
Un film riconciliatorio senza essere ruffiano.
A volte opere così squisitamente medie sono semplicemente necessarie. 

Su Philippe Le Guay

regia misurata

Su Fabrice Luchini

ottimo

Su Sandrine Kiberlain

esilarante

Su Natalia Verbeke

bellissima

Su Carmen Maura

eccellente

Su Lola Dueñas

sublime

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