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Tirannosauro

Regia di Paddy Considine vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tirannosauro

di logos
8 stelle

Opera concentrata sulla realtà del degrado espresso nei modi della rabbia compulsiva, del senso di colpa, della fuga religiosa, del maltrattamento, della frustrazione sessuale e della disarmonia tra le esistenze, che affondano nella loro inenarrabile presenza in un mondo altrettanto degradato, che non ha più domande ma solo repulsione per tutto ciò che lo infastidisce dai suoi fastidi.

 

Tutto ciò è impresso nello sguardo di Joseph, nella sua durezza anti-sociale, nella sua presa di distanza da tutto quello che può essere lo stato di grazia, che disprezza mentre disprezza tutti coloro che in essa credono. Perché per Joseph il mondo è tutta un’enorme bugia, che non lo riguarda più, e la sola cosa che gli costa ancora è come fare a sopravvivere, giorno dopo giorno, ingoiando, tra un pub e l'altro, il male che gli frulla nella testa, nelle mani, nei nervi, nei suoi scatti fulminei di rabbia, in preda all'alcool. Lo vediamo uscire da una bettola infuriato, prendere a bastonate ciò che gli capita d’intorno per poi colpire il suo cane fedele, che gli muore tra le braccia.

 

E così, dopo ogni gesto di rabbia, un senso di colpa lo involge, rendendolo ancora più cupo, pronto per scatenare altra rabbia. Un uomo solo, con un unico amico che il cancro se lo sta portando via, Joseph, che è anche vedovo, si imbatte nel negozio di Hannah, che invece crede nella grazia, è accecata dall’amore di Dio, e vedendolo disarmato e abbattuto lo esorta a pregare con lei. Ma Joseph nel suo linguaggio crudo le fa capire che non c’è nessun Dio, che non c’è niente oltre a questa lurida vita; lei non può sapere perché vive nei quartieri alti, e le sofferenze le può soltanto immaginare con la fantasiosa ingenuità di caritatevoli gesti per rendersi pulita ogni mattina la coscienza. Eppure, la bellezza di Joseph trapela proprio dal suo carattere rude, perché mentre offende la religiosità di questa donna al tempo stesso la comprende nel profondo, e inizia a saggiare le ferite che anche lei si porta dentro di sè, a causa di suo marito James, un uomo sessualmente represso, mortifero, che la disprezza  per il semplice fatto che non riesce ad avvicinarsela, e proprio per questo le muove violenza, non solo psichica o verbale, ma anche fisica e fisiologica.

 

Si intrecciano così due mondi opposti, quello ateo di Joseph e quello credente di Hannah,  ma che per interazione si contaminano prendendo un po’ l’uno dall’altro, levigando per così dire il carattere rude di Joseph e rinforzando il carattere remissivo di Hannah, che deve continuare a subire il mondo brutale di James, il quale finisce per insospettirsi della relazione quasi amicale che Hannah intrattiene con Joseph, fino ad arrivare a minacciarla e a violentarla. Hannah ha ormai la forza di dire basta, di reagire, e cerca rifugio, con un volto pieno di lividi, in Joseph. Ma Joseph non vuole più legami, perché sa che dietro la bellezza di un sorriso vi è tutta un’altra realtà disastrata, e che lui stesso contribuirà a disastrare, come è successo con sua moglie, che amava e odiava al tempo stesso, per l’ingenua disposizione con cui era solita perdonare tutto e tutti, e che per il suo corpo portentoso, che quando camminava smuoveva ogni cosa della casa, Joseph prendeva in giro, con l’appellativo di tirrano-sauro. E poi non è più possibile ricominciare una storia, Hannah deve prendersi le sue responsabilità, tornare magari dai suoi parenti e lasciare definitivamente il proprio marito. Ma Hannah è sola, e il marito per quel che ancora può valere è solo più un corpo disteso senza vita, che Joseph scopre, come risultato di una ribellione feroce di Hannah contro l’ennesima ferocia di quell'uomo. Non resta che il carcere per Hannah, mentre Joseph dovrà proseguire per la sua strada, sistemare le ultime cose con un vicinato insopportabile, fino a che non si deciderà di scrivere una lettera ad Hannah e farle visita; in quell’occasione le loro mani si incontreranno, cercando una possibilità di consolazione e conforto, contro un mondo espulsivo, che denuda l’esistenza fino a sprecarla.

 

Un'opera prima straordinaria dell’attore e qui regista Paddy Considine, con le magistrali interpretazioni di Mullan(Joseph), Colman (Hannah) e Marsan (James), che mette ben a fuoco la complessità di una realtà sociale e esistenziale sgraziata, tutta avvolta in un'atmosfera inglese, dove l’alcool, la religione, la violenza, il sessismo alienato e anche i pregiudizi e le tensioni interetniche sono gli unici appigli per sopravvivere alla continua morte interiore di se stessi e degli altri; realtà disumanizzata dunque, dove l’armonia non è per nulla di casa, ma nella quale Considine sa spargere i segni, per nulla retorici, di una pietas lancinante, che esplode magistralmente nel finale, accompagnato dal bellissimo brano We Were Wasted del gruppo The Leisure Society.

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