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A Dangerous Method

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su A Dangerous Method

di Enrique
6 stelle

La Belle Époque mitteleuropea regala un bozzetto di vita borghese serena, anzi radiosa. Fiorisce l’evoluzione della tecnica e fioriscono le idee. Anche (rectius: soprattutto) le più innovative ed audaci, ma fertili e curative. Sicchè pure al mostruoso disagio “esteriore” v’è possibilità di rimedio.

Per alleviare le nevrosi di taluni (Sabina/K.Knightley) e salvare le apparenze di altri (Jung/M.Fassbender).

Quanto al disagio “interiore”, invece, non v’è soluzione alcuna (che la si butti solo sul sesso o si intraprenda una strada più metafisica e/o olistica).

http://images.popmatters.com/news_art/f/film-dangerousmethod-kiera-splsh.jpg

 

Se la prima scena del film compendia il cinema di Cronenberg, essa, al contempo, oltre a dare la misura del percorso intrapreso dal personaggio di Sabina (che, da instabile, isterica tenebrosa, si fa vorace discente ed amante), perimetra l’area di sconvolgimento psichico dei protagonisti (e della vicenda descritta), Infatti la vis dirompente della sessualità irrompe in un castello elegante di sperimentazioni, teorie e parole senza causare smagliature significative.

A discapito delle sananti premesse, l’ipse dixit freudiano (secondo cui tutti i mali psichici derivano da frustrazioni sessuali) diviene oggetto di demitizzazione (fayValentine) da parte di chi (Jung), nondimeno (aizzato dalle provocazioni di Otto Grass/Cassel), non sa resistere alla tentazione di sperimentare sulla propria pelle quella sorta di “peccato originale” denunciata dal suo mentore e maestro (vivendo, in tal modo, tutta la contraddizione tipica di un uomo del proprio tempo).

Ma l’eterno conflitto degli opposti (ragione e sentimento) costituisce appena un’increspatura sulle estreme propaggini di quell’abisso chiamato anima.

 

Cronenberg elegge il verbo (qui presente sotto forma di aroma propagato attorno al dialogo) a scapito della carne (Mathiasparrow) e, pur gettando una luce abbacinante sull’oscurità che vive fra passione e pentimento (Mulligan71), non scioglie il nodo psicanalitico (nickoftime), ma, su di esso, piuttosto avvita il dramma di un ménage à trois che si fa crogiolo di riflessioni culturali sospese in un limbo di curata forbitezza.

Così, rimane un senso di irrisolto (giuliobonfante).

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