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Super 8

Regia di J.J. Abrams vedi scheda film

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La recensione su Super 8

di scandoniano
6 stelle

Un gruppo di adolescenti, mentre gira una scena per un cortometraggio sugli zombie, assiste e involontariamente filma un disastro ferroviario svoltosi in maniera sospetta. A seguito dell’incidente, accadono strani fenomeni che preludono ad una verità clamorosa…

Prodotto da Steven Spielberg e diretto dal creatore di “Lost” J. J. Abrams, “Super 8” è un film che fonde assieme mistero e fantascienza. Considerato uno dei film più attesi del 2011, questa pellicola non riesce a sorprendere. Il contributo di Abrams alla pellicola è evidentissimo, specie se si guarda alla struttura: la trama viene sviluppata con grande maestria e l’avvicendarsi del plot è evidentemente figlio di un maestro della serialità. Gli accadimenti infatti vengono centellinati ad arte, creando una certa tensione nello spettatore. Tuttavia è la mancanza di originalità dell’operazione nel suo complesso a lasciare l’amaro in bocca: la parte iniziale, quella della presentazione dei personaggi e delle situazioni in atto è molto ben delineata, tanto da poter affermare che quella in cui si sviluppano le tensioni e le pulsioni nel gruppo di ragazzini è la parte più intensa del film. Il problema è che chiunque abbia masticato un minimo di fantascienza spielberghiana non rimane sorpreso difronte al mostro ed al suo rapporto con gli umani. Per impostazione il film parte come un novello “The Goonies” (la provincia americana ed un gruppo di ragazzini come suoi protagonisti) per poi svilupparsi in maniera indipendente, ma mai completamente autentica: in “Super 8” è possibile riscontrare riferimenti o rivisitazioni di numerose situazioni già viste, come l’afflato emotivo di “E. T.” o l’impatto visivo di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”.

È chiaro che per quanto non ne sia il regista, quasi tutto in questo film fa riferimento a Steven Spielberg. Eppure c’è un messaggio (che il successo televisivo del franchise di Abrams rende ancora più evidente): fare un film di dimensione spielberghiana e tracciarne le tematiche alla Abrams (per di più col consenso di Spielberg) è da considerarsi come una naturale investitura, una sorta di passaggio di testimone tra la fantascienza romantica del padre di “E. T.” e quella più suggestiva e meno poetica del genitore di “Lost”.

Molto, molto originale il cortometraggio che affianca i titoli di coda, in cui viene presentato il cortometraggio, con tanto di montaggio e musiche, che i ragazzi hanno provato a realizzare per tutto il film.

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