Espandi menu
cerca
Super 8

Regia di J.J. Abrams vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mc 5

mc 5

Iscritto dal 9 settembre 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 119
  • Post 1
  • Recensioni 1059
  • Playlist 57
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Super 8

di mc 5
10 stelle

C'era molta attesa per questa pellicola che avrebbe dovuto restituirci gran parte dello spirito delle vecchie care produzioni/regie targate Spielberg, di quelle -per intenderci- che ci hanno fatto sognare ad occhi aperti, puntando sulle idee e sulla voglia d'avventura anzichè, come avviene oggi, sulle diavolerie elettroniche e sui famigerati occhialetti. Per quanto mi riguarda, la missione è compiuta e il risultato ha soddisfatto le mie attese. E questa deriva positiva, che coincide con un trionfo planetario ai botteghini, rappresenta la consacrazione ufficiale di J.J. Abrams come regista di grande talento, dopo il successo popolare raccolto dalla serie tv "Lost". In questo film non è lecito cercare sorprese, è esattamente (per fortuna) ciò che ti aspetti: clima adorabilmente vintage da fine anni 70, coi teen agers che si affacciano inquieti sul mondo adulto attraverso la passione condivisa per il Cinema, che così assume anche il senso di "arma" per affrontare quel gap generazionale che si interpone tra quei ragazzi e i loro genitori. Col supporto di una gradevole colonna sonora su cui più avanti mi soffermerò, il film restituisce come meglio non si potrebbe un'atmosfera, uno sfondo, una percezione: quelli di un'epoca irripetibile, i tardi anni 70, rivisitati oltretutto con un sapiente filtro malinconico che riecheggia con evidenza lo "Stand by me" di Stephen King. Il film si afferma dunque sia sul piano del successo popolare (come spettacolo d'intrattenimento funziona e il pubblico si diverte) sia su quello della qualità (i cinefili non resteranno delusi, cogliendo spunti e rimandi che vanno da Joe Dante a Stephen King passando per Corman). Ma questo film riesce anche in un'altra impresa: coniugare tutto l'ingombrante armamentario di un super blockbuster con uno straordinario e sincero Atto d'Amore verso il Cinema. Un gesto d'affetto nei confronti della settima arte che si riverbera in tre direzioni: 1) la nostra, di spettatori che rinnoviamo per l'occasione un amore "bambino" verso quel cinema d'emozioni ed avventure sul quale ci siamo formati  2) l'amore di Spielberg verso quel tipo di cinema puro e avventuroso che lo ha elevato ai massimi splendori di cineasta  3) infine, la ingenua incrollabile fede dei giovani protagonisti nell'esprimere attraverso il loro cinema rudimentale la propria voglia di conoscere, di affrancarsi dalla presenza oppressiva dei genitori, di evolversi e -in un certo qual modo- di "cambiare il mondo". Sì, perchè il Cinema come forma d'Arte e Cultura, ancorchè infantile e rozzo, può davvero concorrere a cambiare il mondo. Si respira a pieni polmoni una fresca aria di revival, sollecitata anche da una colonna sonora che non si fa mancare nulla ("Don't bring me down" della Electric Light Orchestra, "My Sharona" dei Knack, "Heart of glass" dei Blondie, e poi ancora Cars, Commodores, Wings e tanti altri). Ma l'America di questo film è un Paese che non c'è più. Un'America che qualche anno dopo perse la sua innocenza, e la perse ben prima delle Twin Towers. La stessa luce di purezza e di desiderio di affacciarsi alla vita adulta, non l'avremmo più vista negli occhi degli adolescenti delle generazioni seguenti. Era morto un sogno, forse. Sotto i colpi di diversi agenti: dal consumismo sfrenato alla politica avida, fino al recente spettro della Recessione. Il film rappresenta anche un'operazione cinephile, anzi, come giustamente scrive Mariuccia Ciotta su FilmTv, esso è "quasi un remake di un'opera mai realizzata di Steven Spielberg". Fin dal primo fotogramma il film è percepibile come un tributo all'epopea del cinema spielberghiano, il cinema dei ragazzi americani che hanno insegnato ai loro coetanei di tutto il mondo a sognare ad occhi aperti un universo di meravigliose avventure. Ed ecco che appena partono i titoli di testa, siamo tutti chiamati a sentirci teen agers nell'America di fine anni 70, nella sperduta provincia dell'Ohio, in una cittadina che per qualche giorno (anzi per 111 splendidi minuti) diventerà il Centro dell'Universo. Si parte facendo la conoscenza di un manipolo di adolescenti che cerca una propria strada per sfuggire alla noia della provincia o per esprimere forse una vocazione. Fatto sta che questi ragazzini allestiscono improvvisati set col proposito di realizzare un film in Super 8 imperniato su una vicenda horror dalle tonalità sgangheratamente noir. Ed è proprio su uno di questi improbabili set che il gruppo si trova ad esser testimone di un evento incredibile che sconfina subito nella fantascienza. Per la precisione la location è la piccola stazione della cittadina, e là i nostri teen agers vedono arrivare a folle velocità un treno merci. Che esploderà tra clangori ai limiti dell'udibile, in mille frammenti, da cui uscirà un immaginario di fantasmi, alieni e zombies, i quali troveranno la loro sintesi in una creatura mostruosa, una sorta di orrido demonio spaziale. A suo tempo catturato e torturato dagli uomini, ed ora finalmente liberato, esso mette a segno la sua feroce vendetta, seminando panico e morte nella cittadina dell'Ohio. Naturalmente interviene l'esercito, scatenando una missione top secret e disponendo l'evacuazione della città, onde nascondere l'essenza del problema alla popolazione. Ma dove anche l'esercito fallirà, riusciranno il piccolo Joe e i suoi amici. Joe sarà l'unico, infatti, ad impostare un dialogo con la creatura e a farsi ascoltare, facendolo regredire al mansueto stato originario in cui era stato una specie di ET, in una remota "Età dell'Innocenza". Ed è proprio quest'ultima quella che il film ci induce a recuperare, noi spettatori, e che ci fa tornare tutti quanti bambini, quando sgranavamo gli occhi, stupiti e anche un pò spaventati, di fronte alle meraviglie su cui si apriva l'avventura del Cinema. Quando per subire la fascinazione delle immagini non avevamo alcun bisogno di occhialetti speciali. Spiace leggere il commento fortemente critico stilato da Curzio Maltese su "Repubblica", un mix di amarezza e di ironia che non condivido affatto. E che mi porta una volta di più a pensare che le rubriche di cinema sui quotidiani vanno affidate sempre a critici del settore e non a giornalisti politici. Maltese sostiene che in "Super 8" non si trova alcuna traccia di quella Poesia che dominava in ET, e che questo film è solo "una giostra di effetti speciali". Avevo approntato una vivace replica, ma preferisco soprassedere, limitandomi a riscontrare che l'approccio di Maltese al film è evidentemente alquanto distante dal mio. Molto valido anche il lavoro di raccordo, in sede di sceneggiatura, tra la vicenda principale (la caccia al mostro) e lo svelamento del mondo degli affetti del piccolo Joe. E così lo vediamo intento alla costruzione del cine-progetto assieme ai compagni, poi in preda ai primi turbamenti sentimentali dovuti all'affascinante Alice, ma soprattutto lo vediamo coinvolto nel rapporto, apparentemente ruvido ma in realtà tenerissimo, col padre vice-sceriffo. E per finire un applauso collettivo ad un cast la cui scelta si è rivelata davvero felice, con una segnalazione di riguardo per la splendida Elle Fanning, un volto di giovane donna assolutamente indimenticabile. Grazia e senso della narrazione: signore e signori, ecco a voi la Magìa del Cinema.
Voto: 10

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati