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Transformers 3

Regia di Michael Bay vedi scheda film

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La recensione su Transformers 3

di supadany
6 stelle

Arrivati al terzo capitolo, e col quarto ormai all’orizzonte, si può tranquillamente dire che il più è stato detto (e fatto) sull’universo dei Transformers, ma se non altro si registra qualche passo in avanti rispetto al suo più recente predecessore (il capostipite invece rimane il più “genuino” e riuscito), una (piccola) new entry eccentrica (John Malkovich) ed il cambio della spalla femminile (fuori Megan Fox dentro Rosie Huntington Whiteley).

Sam Witwicky (Shia LaBeouf) è alla ricerca di un impiego che fatica a trovare nonostante abbia a tutti gli effetti contribuito in prima persona a salvare il pianeta, quando ecco riapparire i malvagi Decepticons, con un traditore approdato nelle loro fila, e gli Autobots.

La battaglia decisiva sarà cruenta e gli Autobots avranno bisogno non solo di Sam e dei militari americani, ma anche dell’appoggio di civili.

 

 

La formula di base non può che essere quella nota, parecchia azione meccanicizzata con qualche spruzzata di humour che il buon Shia LaBeouf riesce sempre a conferire con mosse semplici (grazie a quel volto da persona qualunque caduta dal pero), aiutato da alcuni personaggi robotizzati realizzati apposta per questo fine (i due minuscoli che stanno ancora con lui) e da quel mattacchione di John Malkovich che compare tre volte in croce, ma sempre senza paura di andare sopra le righe (assai deludente invece Patrick Dempsey e anonimo Josh Duhamel).

La storia non aggiunge niente di determinante rispetto a quanto già visto in questa saga così per buona parte oltre a qualche accelerazione improvvisa ed un po’ di umorismo non si registra molto (e l’altezzosità delle voci dei robot imprime fin troppa seriosità).

Il massimo dello spettacolo arriva nell’interminabile finale, un compendio di tecnica che spreme potenzialità e budget con una serie di scene dotate di movimentazioni e geometrie allucinanti, in grado, almeno in buona parte, di andare oltre l’assurdo (insomma Sam sarebbe dovuto morire almeno una decina di volte), ma che principalmente fanno rimanere con la bocca spalancata (certo sempre se si riesce a sorvolare su stupidità varie, ma a mio avviso ne vale comunque la pena).

Insomma l’andazzo è quello risaputo e consolidato nel tempo, Michael Bay ormai lo hanno inquadrato anche i sassi, banale come pochi quando si tratta di districarsi all’interno di una trama (qui che è semplice e con pezzi anche sbarazzini non fa grossi danni), fracassone quando l’azione deve ergersi ad indiscussa protagonista, ma il suo fracasso quando travalica i limiti del consentito assume connotazioni che non riescono a tanti.

Risaputo, ma gagliardo. 

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