Regia di Guy Ritchie vedi scheda film
Squadra che vince non si cambia, al massimo si allarga, così Guy Ritchie è saldo come non mai in cabina di regia, i protagonisti assoluti rimangono ovviamente Robert Downey jr. e Jude Law, mentre tra le donne assistiamo alla staffetta tra Rachel McAdams e la sempre più ricercata (e brava) Noomi Rapace.
E per quanto il sottofondo sia globalmente diverso dal primo, direi che il risultato presenta su per giù gli stessi pregi ed anche i medesimi difetti.
Proprio mentre convola a nozze, Watson (Jude Law) è trascinato in una nuova e pericolosa indagine da Sherlock Holmes (Robert Downey jr.) in giro per l’Europa alle calcagna del temibile Professor Moriarty (Jared Harris).
Quest’ultimo ha infatti intenzione mettere a soqquadro il vecchio continente nel nome del profitto personale e tutti coloro che si frappongono sulla sua strada devono essere eliminati.
In questo secondo capitolo l’azione allarga il suo respiro partendo da Londra per andar poi a far visita a diverse nazioni (Francia, Germania e Svizzera), ma fin dall’inizio conferma per il resto il tenore che intende intraprendere.
La figura predominante su tutto e tutti rimane quella di Sherlock Holmes, con un Robert Downey jr. istrionico ai massimi livelli, Watson acquisisce un maggior peso, mentre l’azione riesce ad essere spesso e volentieri vorticosa, con alcuni frangenti trascinanti (lo scontro sul treno, la battaglia nella fabbrica di armi), ma appunto il suo andamento pare penalizzare spesso e volentieri l’intreccio della trama.
Infatti, se le dinamiche salienti sono presto intuibili, diverse vicissitudini ed alcune evoluzioni, senza scordarsi che rimane incredibile come i personaggi possano cocciarsi contro di continuo in posti così diversi, paiono collegate sbrigativamente.
Stordenti ancora una volta i rallenty, che il regista da sempre adora ma che in questo contesto paiono fuori luogo come poche altre cose al mondo (con tanto di inutili duelli vissuti in anticipo), mentre un umorismo di facile captazione compie onorevolmente il suo lavoro.
Inutile infine porsi troppe domande sul finale, anche se il guizzo mimetico funziona alla grande, per un film troppo virato al giocattolone quando, volenti o nolenti, nelle sue corde ha anche inevitabilmente altre peculiarità che vengono in buona parte svilite e non tanto perché nelle intenzioni.
Per concludere, rimane un prodotto di intrattenimento tutto sommato più che godibile, ma visti i mezzi tecnici ed umani (almeno cinque attori di qualità e/o bravura) a disposizione mi sarei aspettato un salto di qualità rispetto all’esordio di questa saga che, visti i risultati, è facile immaginarsi longeva.
Roboante.
Dopo il successo del primo capitolo ha ancora mezzi tecnici più alti a sua disposizione e finisce così col farsi prendere ancora di più la mano spesso in maniera gratuita e controproducente.
E' un peccato perchè sa elaborare lo spettacolo e con qualche vezzo in meno avrebbe potuto proporre un film migliore.
Buone capacità, soliti limiti.
Si esalta e si diverte ancora parecchio nei panni di Sherlock Holmes che adatta al suo innato istrionismo.
Probabilmente esagerato, ma funziona, seppur a suo modo.
One man show.
Watson acquisisce maggior peso, lui si da da fare, ma rimane lontano, soprattutto per limiti imposti dal contesto, alle sue prove migliori.
Quasi discreto.
Sta al gioco, non sollecitata al massimo, offre comunque un contributo non disprezzabile.
Certo è che la Rapace avrebbe potuto fare molto di più.
Più che sufficiente.
Più che altro si tratta di un passaggio di consegne.
Sufficiente.
Nei panni della fresca signora Watson che ben presto vede la sua vita sconquassata.
Gradevole.
E' il villain della situazione.
Caratterizzazione puntuale anche se poi il film si concentra maggiormente su altro.
Interpreta il fratello di Sherlock.
Poche scene, ma la sua presenza non passa comunque inosservata.
Più che sufficiente.
Sufficiente.
Temperamento da vendere.
Gettone di presenza meritato.
Sufficiente.
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