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Cars 2

Regia di John Lasseter, Brad Lewis vedi scheda film

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La recensione su Cars 2

di degoffro
6 stelle

La Pixar frena e si ferma ai boxes. Prima o poi doveva succedere. Adeguandosi alla moda imperante dei sequel, la squadra di John Lasseter, nonostante l’alta velocità e le innegabili abilità di manovra, non riesce a sfuggire alla regola per cui il secondo episodio è (molto) meno brillante del primo. La macchina di “Cars 2” cambia guidatore (Cricchetto diventa protagonista assoluto, Saetta è ridotto a semplice spalla) ma si ingolfa ed il suo percorso si fa particolarmente accidentato e faticoso finendo per girare a vuoto. Smarrita la novità dell’originale (un mondo a misura di auto) e lasciata per strada altresì la magistrale e magica ambientazione a Radiator Springs, cittadina sulla 66 Route dimenticata da tutti e destinata a rinascere con l’arrivo di Saetta, “Cars 2” diventa una spy story avventurosa e movimentata, ma uguale a tante altre, in cui il povero Cricchetto, suo malgrado, si trova coinvolto in un complesso intrigo internazionale in giro per il mondo tra Giappone, Francia, Italia e Gran Bretagna. La trama, va detto, per i più piccoli è fin troppo articolata, dunque difficilmente comprensibile. Abbondano corse ed inseguimenti, si tralasciano i sentimenti (e in un film destinato ai più piccoli è cosa grave). Spiace constatare come i protagonisti del primo episodio (Guido, Luigi, lo sceriffo, Sally, il camion Mac e tutta la popolazione di Radiator) siano praticamente dimenticati (unico giustificato è Hudson Hornet, lo doppiava Paul Newman, ma la sua assenza si sente eccome, anche perché era un personaggio molto carismatico) e purtroppo i loro sostituti non hanno il medesimo appeal. Anche le occasioni di divertimento sono pochine, l’ingranaggio, nella seconda parte, si fa ripetitivo (due ore pesano eccome), la morale della favola è minestra riscaldata. La tecnica, va da sé, è superlativa (soprattutto negli straordinari scenari in cui la vicenda si sviluppa), non mancano intuizioni fantasiose, ma in questa operazione c’è troppa puzza di marketing e così facendo si perde di vista la meta che resta lontanissima. E poi francamente si è un po’ stanchi di vedere gli italiani rappresentati come i soliti sbruffoni ma in fondo dal cuore d’oro (la Ferrari di Francesco non vale un grammo di Chick Hicks). In conclusione: carrozzeria di lusso, motore taroccato. Se anche la Pixar inizia a dare segni di stanchezza, siamo a posto...

Voto: 6

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