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I Puffi

Regia di Raja Gosnell vedi scheda film

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La recensione su I Puffi

di M Valdemar
2 stelle

Con “La ninfomania di Puffetta. Riflessioni illuminate” (1969, ed. Ficciones) il noto, geniale e controverso pensatore e saggista Karl Heinrich von Schatten-Ungesicht, memore della sconvolgente lezione sulla anaesagonalità cosmica sessuale di La Mentes, teorizzò l’insieme concettuale e simbolico della struttura antropologica dei puffi. Nei suoi pensieri emerge con potenza innegabile la figura, assurta a forza divinatoria nelle espressioni sconquassanti di convenzioni e convinzioni protopuffiche, dell’esemplare femmina, unico, della specie: Puffetta. Ma - e qui una prima, sconcertante rivelazione -, ella non è ciò che appare, ciò che è sempre stato universalmente accettato, ossia, appunto, una femmina. Secondo Ungesicht, infatti, i puffi sarebbero esseri unisessuali poiché possiedono esclusivamente organi maschili, privi altresì di una qualsiasi attività erotica che non sia un’istintuale (e inconsapevole) azione onanistica; dunque Puffetta non è altro che un tipico appartenente alla sua specie che, spinto da incontrollabili e possenti pulsioni ninfomani nonché dalla volontà di appagare le impetuose tendenze da voyeur di Grande Puffo (laddove “Grande” indica l’enormità fallica), si comporta e si traveste da donna. Una menzogna con fluente chioma (parrucca) bionda. Così facendo, naturalmente, attira su di sé la costante attenzione, curiosa dapprima e morbosa successivamente, dell’intera popolazione dei suoi eccitatissimi simili. Ovviamente le voraci voglie di Puffetta trovano illimitata e beata gratificazione.
Invero, la componente sessuale è centrale nel mondo dei puffi; basti pensare, ad esempio, a quella grottesca maschera di Gargamella: già il nome stesso, il quale sarebbe una riproduzione perfetta del suono onomatopeico emesso dagli Inuit durante i loro selvaggi incontri sessuali. Inoltre l’ossessione per i minuscoli individui blu del famigerato mago, meschino erotomane che - è doveroso precisare -, colla sua bacchetta è uso all’abbandono di inconsulti rapporti zoofili col micio Birba, avrebbe natura meramente sessuale, non dissimile all’erotismo anale e alla soddisfazione autoerotica dell’infante nascente dalle proprie feci, come già enunciato da Freud.
Il lavoro meritorio di Ungesicht, incredibilmente, ridona energica valenza agli studi effettuati quasi un decennio prima dal folle filosofo e scienziato Malko Letal Idiotavskij, culminati nell’unica sua opera, il mastodontico (ventiquattromilaottocento pagine scritte in un faticosamente comprensibile latino stretto stretto) e proibito libro “De Rerum Puffandis” , mai diffuso né tantomeno reso pubblico per le sue implicazioni destabilizzanti dell’umana concezione del Creato. Copie del summenzionato libro - quelle, cioè, scampate al rogo di massa di Tolone del 1961 - sarebbero in possesso di una segretissima loggia massonica, la quale cercherebbe di utilizzare formule esoteriche e rituali elfici ivi contenuti per assoggettare il mondo sotto il suo dominio. Ora, prima di accennare ai richiami effettuati da Ungesicht, è opportuno far conoscere al lettore la verità sulla brevissima vita di Idiotavskij, giacché le sue dottrine e la sua stessa essenza di uomo di scienza furono deliberatamente e scioccamente messi in ridicolo dalle onnipotenti lobbies paragovernative dei cosiddetti paesi civilizzati per i motivi segnalati poc’anzi. Il professor Malko diede forma compiuta seppur in apparenza farneticante ad antiche credenze popolari, sparse in più culture differenti e distanti tra loro, che vorrebbero reale l’esistenza dei puffi, creature quindi niente affatto immaginarie e fantastiche. I suddetti enti, uniti in una invincibile e cieca forza interstatale, sfruttarono la sana e genuina passione di Idiotavskij per la coltura e il nutrimento psicofisico di potentissimi funghi allucinogeni, per demolirne pensieri e reputazione. L’ultima volta di cui se ne ha notizia - così narrano fugaci note di cronaca dell’epoca - fu visto, delirante e preda di ignote possessioni lisergiche, mentre penetrava nell’oscurità della foresta maledetta di Incantasia, recitando, come in uno stato di trance ipnotica, l’aborrita cantilena mantrica: <<LA LA LA LA LA LA>>, che i puffi, secondo la visione idiotavskijana, canterebbero senza soluzione di continuità per evocare entità demoniache innominabili al fine di conservare la propria immortalità.
Già, i puffi non muoiono né nascono. Puffano.
von Schatten-Ungesicht col suo trattato diede nuova vigoria alle teorie di Idiotavskij, riprendendone e rafforzandone le teorie creazionistiche umano-puffiche, mettendole in un’inconcepibile relazione trasmutazionistica. Tutto quanto sopra esposto parrà, al comune lettore come al più attento osservatore e studioso, almeno poco veritiero e frutto di imprecisate esal(t)azioni tossiche ma - va necessariamente detto -, anche Ungesicht fece una fine ingloriosa e misteriosa: fu letteralmente divorato dalle fauci assurdamente e spaventosamente sovradimensionate di un gattino dal ghigno satanico e dalla gutturale emissione di indicibili voci come rivenienti da un altro mondo. Il felino sarebbe stato “coltivato” sempre da coloro che già eliminarono il professor Malko. Dunque, a chi gioverebbe tutto ciò, se si trattasse solo di folli fantasie? Tra l’altro - ed è ciò motivo per il sottoscritto di angoscia e terrore indescrivibili - secondo alcune autorevoli fonti, chiunque abbia osato avvicinarsi alle così osteggiate, odiate tesi idiotavskijane, anche solo per capriccio, avrebbe conosciuto macabra sorte (vedasi, a titolo esemplificativo, lo strano caso del suicidio strano del dr. Nunevero); non imputabile quindi alle censurabili decisioni dei governi, bensì da ascrivere piuttosto ad una indefinita ma sensibilmente minacciosa “maledizione” dei puffi.
I puffi non si toccano. A volte.
Ad ogni modo, l’avventura nel mistico universo puffico necessita di ulteriori, accurati approfondimenti. L’opera di Karl Heinrich von Schatten-Ungesicht, del quale sono venuto in possesso in seguito ad una surreale serie di fortuiti episodi che ha i foschi contorni di una malvagità arcana, costituisce solo un punto di partenza.
Ebbene, è con questo fardello di conoscenze, per taluni risibili per talaltri proibite e blasfeme, che mi sono recato al cinematografo per assistere alla visione del film I puffi.
Inutile dire che non v’è nemmeno l’ombra di alcune delle istanze sopra descritte. E’ anzi da valutare attentamente il fatto che si sia voluto realizzare un film sui puffi, resuscitandoli nella memoria collettiva dall’oblio in cui erano caduti: tale circostanza avvalorerebbe il fatto che gli enti governativi più volte sopra citati (che sarebbero i finanziatori occulti del prodotto in questione) abbiano appreso del ritrovamento del libro (creduto definitivamente perduto) di Ungesicht, e quindi temuto un rinnovato interesse per le tematiche ivi trattate.
Infatti questo film, evidentemente destabilizzante già negli intenti, ha tutte le peggiori caratteristiche della commedia familiare, nel senso più dispregiativo e disprezzabile del termine. Non esiste sceneggiatura come non esiste regia o qualsiasi altro aspetto inerente l’arte cinematografica. Si è voluto incentrare la storia, ambientata quasi interamente a New York (non a caso sede dell’ordine mondiale negazionista), su sei soli puffi, affidando il ruolo dell’eroe a Puffo Tontolone, che non può non ricordare l’immenso rogo di Tolone sopradescritto. Un preciso avvertimento. Questo, ed altri molteplici “trappole” subliminali, disseminate in lungo e in largo per tutta la pellicola, è alla base di un’altrimenti inspiegabile pochezza filmica, che quasi non ha pari nella storia. Eccessive e vomitevoli sono le dosi di buonismo, bontà, sentimentalismi ma soprattutto di situazioni sature di ridicolaggine che fanno pensare ad un irreversibile crollo culturale. Sono codesti tempi di tenebra, in cui masse cerebrali informi muovono le leve della creatività.
La fine è vicina.
Ma, e qui concludo, un percettibile senso di orrore e cattiveria permea la visione de I puffi: più volte definito irritante dagli stessi protagonisti, viene continuamente intonato l’immondo canto satanico <<LA LA LA LA LA LA>>.
Siamo puffati.

Sulla colonna sonora

LA LA LA LA LA LA LA LA LA LA LA

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