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London Boulevard

Regia di William Monahan vedi scheda film

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La recensione su London Boulevard

di Paul Hackett
4 stelle

Il criminale londinese Mitchel esce di galera deciso a cambiare vita e ad inseguire il sogno di trasferirsi a Los Angeles, magari in compagnia della bella attrice dalla quale viene assunto come tuttofare e guardia del corpo e con la quale nasce immediatamente una reciproca attrazione. Ma il passato non vuole dare tregua al galeotto redento e il boss della malavita Gant comincia a braccarlo per costringerlo a lavorare per lui. Non ci siamo proprio: sorta di "Carlito's Way" in salsa british, "London Boulevard" è un noir che inizia in maniera promettente per poi naufragare rapidamente in una profondissimo mare di cretinaggini assortite, da lasciare a bocca aperta per la loro totale assurdità (qualche esempio tra i più spassosi: la diva che, a prima vista, s'innamora perdutamente del delinquente, il protagonista che si fa aiutare da un attore in disarmo per far fuori un pericoloso sicario che cade in un tranello così banale che manco un bambino delle elementari escogiterebbe, la visita non proprio di cortesia a casa del boss dove basta bussare per irrompere armati e via deliziando). Esteticamente il film (diretto, prodotto e sceneggiato, sulla base di un romanzo di Ken Gruen, dall'esordiente William Monahan, vincitore dell'Oscar per lo script di "The Departed" di Scorsese) è anche accattivante (ma qualcuno mi spieghi l'incongruenza tra l'ambientazione contemporanea e le continue citazioni della Swingin' London anni '60, sparse un po' ovunque tra scenografie e costumi): molto bella, in particolare, la fotografia del veterano Chris Menges... ma i meriti di "London Boulevard" decisamente si fermano qui. Cast interessante ed abbastanza ricco, ma totalmente mandato allo sbaraglio da una sceneggiatura davvero d'infimo livello: Colin Farrell lontano da Hollywood se la cava decisamente meglio (vedere ad esempio "Ondine") ma, in questo caso, dopo un inizio asciutto e coinvolgente, resta penosamente cristallizzato nella sua, tristemente nota, unica espressione facciale; Ray Winstone, solitamente bravissimo, paga la ridicolaggine (temo involontaria) del ruolo da lui interpretato con una delle prove peggiori della sua eccellente filmografia; Keira Knightley è a dir poco esornativa, mentre è discreto il resto del cast, a cominciare da un sofferto David Thewlis che quasi fa dimenticare l'assurdità di un personaggio che s'improvvisa assassino con estrema naturalezza. In definitiva un film a tratti davvero imbarazzante e meritevole di voto pessimo... una seconda stella l'aggiungo solo per la bella colonna sonora e per la già citata fotografia di Chris Menges.

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