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Kung Fu Panda 2

Regia di Jennifer Yuh vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Kung Fu Panda 2

di scandoniano
4 stelle

Un panda bulimico, originario di Brescia ma adottato da una volatile cinese, è predestinato non si sa perché a salvare la nazione più popolosa della terra. Alla volta della città di Gongmen cercherà il temibile Shen (un pavone riottoso che ha inventato una bomba atomica primordiale), accompagnato da una tigre (nonostante la voce non una “tigre del materasso”), dalla moglie del serpente Bis del “Robin Hood” disneyano, da un mandrillo muto ripreso da “Il libro della giungla”, da una gru imbottita di Red Bull e da una mantide religiosa che per ovvie ragioni di incolumità è timorosa dell’accoppiamento. Chiaramente salverà la Cina ed il mondo intero.

La sensazione principale che assale lo spettatore durante la visione non è tanto quella del dejà vu dopo il primo capitolo (e inoltre il film pare un cartoon scritto da Quentin Tarantino, per via della commistione di temi e personaggi già visti altrove e rimpastati assieme per farne qualcosa di nuovo), quanto la sensazione di impotenza difronte alla consapevolezza che se ognuno facesse ciò che gli compete vivremmo tutti in un mondo migliore… Inutile girarci intorno: il problema è Fabio Volo, che all’anagrafe è attore e scrittore pur senza saper fare né l’uno né l’altro, ma continuando a vendersi più che bene in entrambi i ruoli. Inoltre il nostro, che è uno dei pochi in Italia a potersi permettere al giorno d’oggi di scegliere con la puzza sotto il naso ciò che il suo volubile umore gli suggerisce di fare, continua a propinare in giro la solita solfa secondo cui lui non sa far niente, se non il panettiere. Delle due una: o torna a Brescia a sfornare le michette oppure dovrebbe smetterla di fare il falso modesto, perché se oltre a scrivere e recitare gli fanno anche doppiare (miserrimamente, ovvio!) il protagonista di un cartoon di questo livello, è il segno che qualche meccanismo sfugge ai comuni mortali.

Al di là delle storture della versione italiana, il sequel di “Kung fu panda” appare come un film poco originale, un po’ “La tigre e il dragone”, un po’ “Mulan”, influenzato graficamente anche da “Robin Hood” (i cani cattivi, il coniglio, la vipera si sono già visti nel capolavoro Disney),ma soprattutto un prodotto svogliato (l’unica trovata degna di nota sono i sei guerriglieri che indossano il vestito da dragone cinese che fagocita, digerisce ed espelle i nemici a mo’ di Pacman!). Deludente e nulla di trascendentale anche il finale, che prima di annunciarci spudoratamente il terzo capitolo, vede Daniel-Po mettere in pratica gli insegnamenti di Miyagi-Shifu proprio al momento giusto, secondo un epilogo a dir poco prevedibile, specie per chi ha visto “Karate Kid: per vincere domani”.

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