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Habemus Papam

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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La recensione su Habemus Papam

di pazuzu
8 stelle

Morto un papa se ne fa un altro. Così, dopo il funerale di Giovanni Paolo II, nelle segrete stanze vaticane, pressati dai giornalisti e sospinti dai fedeli accalcati in piazza San Pietro, cardinali provenienti da ogni angolo del globo si riuniscono in clausura per eleggerne l'erede. Ma la sorpresa è dietro l'angolo: dopo due fumate nere, arriva infatti quella bianca, e la scelta ricade su uno degli outsiders, il cardinale Melville. Spiazzato lui per primo dall'inatteso incarico, il neo-papa si fa subito prendere dal panico, dando in escandescenze al momento del nuntio vobis e imponendone l'interruzione un attimo prima della proclamazione che avrebbe svelato al mondo la sua identità. Davanti all'opinione pubblica che, spiazzata, chiede spiegazioni, il portavoce della Santa Sede temporeggia, riferisce di un pontefice raccolto in preghiera, e intanto arriva a convocare d'urgenza e in gran segreto il miglior psicanalista in circolazione, il dottor Brezzi, allo scopo di aiutarlo ad uscire dal proprio stato confusionale.
Ma «il concetto di anima e quello di inconscio non sono assolutamente compatibili», dice all'ateo uomo di scienza il cardinale Gregori, grande favorito della vigilia, restringendone da subito il campo d'intervento e disarmandolo tramite un fitto elenco di argomenti tabù. Straniero in terra straniera, ma chiamato a restare a stretto contatto col pontefice per un tempo indefinito, lo psicanalista viene fornito di una stanza e privato del telefonino, costretto suo malgrado ad adeguarsi al rigido regime di chiusura nei confronti dell'esterno osservato dai porporati, mentre a sua volta l'eletto, sfuggito al controllo della sicurezza, abbandona di soppiatto l'enclave pontificia e se ne va in giro per Roma alla ricerca di sé stesso.
A 5 anni da Il Caimano, Nanni Moretti torna dietro la macchina da presa con Habemus Papam, un film importante, maturo e stratificato, che si muove con garbo e apparente semplicità tra tematiche ardite. La scelta singolare e sfrontata del regista di Brunico (ma romano d'adozione) è quella di disegnare un Vaticano lontano da ogni stereotipo, popolato da personaggi che, al di là del ruolo che ricoprono, sono prima di tutto degli esseri umani, capaci di avere paura e di dubitare. Il conclave alla base del racconto puppula di cardinali carenti di senso della competizione ed insicuri al punto di augurarsi di non vincere.
Escluso totalmente, per scelta, qualsiasi riferimento ad intrighi e sotterfugi, il Nanni Moretti regista dona alla propria pellicola un'alone di levità grottesca, restando però con i piedi ben saldi a terra e mantenendosi, lucidamente, più realista del re: costantemente attraversato da un velo di ironia fine ed affilata, Habemus Papam segue, da un lato, l'interminabile attesa dei prelati, condotti da uno psicanalista nevrotico e ossessivo (il Nanni Moretti attore, fedele in tutto e per tutto al 'suo' personaggio, quindi a sé stesso) tra ansiolitici sonniferi e sigarette, tra tornei di pallavolo con gironi all'italiana e tavoli da quattro di scopone scientifico, a spogliarsi della sacralità che la condizione gli impone, in una sorta di regressione allo stato infantile atta ad evidenziarne le umane debolezze; e, dall'altro, il percorso di autocoscienza che il papa in pectore, letteralmente travolto dalla propria investitura, si trova a dover affrontare, ricordando a sé stesso di esser prima di tutto un uomo, ed in quanto tale imperfetto e soprattutto imperfettibile: inestricabilmente perso nel Dubbio, il cardinale Melville (un superbo Michel Piccoli) cerca di fuggire da una responsabilità sovrumana e schiacciante, e attraversa Roma in preda alla propria confusione, incrociando la propria strada con quella di una compagnia teatrale impegnata a preparare la rappresentazione de Il Gabbiano di Anton Cechov, testo che lui conosce a memoria, in virtù di una mai del tutto sopita passione giovanile per la recitazione che prepotentemente riaffiora, dando una direzione al suo smarrimento.
Habemus Papam narra il dilemma morale di un uomo comune, l'horror vacui di un aspirante attore fallito chiamato ad interpretare a vita una parte che prevede il sistematico occultamento delle incertezze e dei limiti che, volente o nolente, sono elementi imprescindibili della sua natura.
Habemus Papam è un film profondamente laico che, con suprema leggerezza, manda un messaggio politico ed etico di chiarezza cristallina, ponendo l'accento, prima ancora che sull'anacronismo dell'impalcatura che i porporati sono chiamati a tenere in piedi, sull'azzardo di fondo sotteso nella pretesa di designare un singolo e fallibile individuo a guida spirituale degli altri.
Habemus Papam è un film a tratti anche farsesco ma rigoroso, che sembra perdersi e traccheggiare, ma che in realtà, proprio nei suoi momenti apparentemente più scanzonati, induce a riflettere su un tema universale ed altissimo: la finitezza l'inadeguatezza e la solitudine della condizione umana.

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