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L'uomo che venne dalla Terra

Regia di Richard Schenkman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'uomo che venne dalla Terra

di maurizio73
2 stelle

Il professor John Oldman si congeda dai suoi colleghi e amici universitari,dopo 10 anni di onorata carriera accademica e senza una motivazione plausibile, con una 'reunion' d'addio nella sua piccola casetta fuori città. L'occasione e il luogo gli sembrano propizi per una confessione che finisce per sconvolgere le credenze e le convinzioni del piccolo consesso scientifico riunito attorno al suo focolare domestico: egli è in realtà un uomo di Cro-Magnon, sopravvissuto per circa 14.000 anni fino ai nostri giorni e passato indenne attraverso le maggiori scoperte e le più straordinarie rivoluzioni culturali della Storia dell'Umanità.
Piccolo film a basso budget dal taglio televisivo, scritto da un soggetto originale di Jerome Bixby (Star Trek, Ai confini della realtà) e prodotto tra gli altri dal regista Mark Pellington (Arlington Road - The Mothman Prophecies), che si articola come un modesto dramma da camera e sviluppa le sue tesi quasi esclusivamente attraverso le elementari speculazioni accademiche e i rivoli di una spicciola drammaturgia da sit-com che ci si potrebbe aspettare da una produzione del genere. Più interessante per l'originalità del soggetto che per la modesta concezione dello script e della messa in scena, trova un limite insormontabile nella banalità tanto dello sviluppo dialettico tra esperti che provano a confutare una storia inverosimile sulla base delle proprie cognizioni e competenze accademiche (il cinema americano è pieno di sapientoni che ogni tanto si riuniscono per il bene e la salvezza dell'umanità), quanto nella caratterizzazione di personaggi il cui schematismo e spessore psicologico rasenta a più riprese il ridicolo (dall'esperta di Storia delle Religioni credente e piagnucolosa allo pscichiatra cardiopatico irascibile e agnostico), finendo per ridurre una discussione potenzialmente ricca di interessanti implicazioni filosofiche e culturali al solito accumulo di luoghi comuni che spaziano dall'origine della vita (letteralmente del tipo: è nato prima l'uovo o la gallina) al gettonatissimo destino ultimo dell'uomo e della civiltà (con tanto di paccottiglia materialista su sciamanesimo e credenze religiose o di una spassosa teoria derivativa del cristianesimo nintepopodimeno che dallo spirito conciliatorio e pacifista della dottrina buddhista). Senza contare che la memoria,l'identità e la personalità di un simile paradosso biologico e culturale sfiderebbe oltre che la logica e la statistica (sopravvivere indenne per un tempo così lungo all'infausta spada di damocle del caso sarebbe estremamente improbabile se non impossibile) anche i limiti delle moderne teorie di psicologia evolutiva, il film ci presenta un personaggio che non ostante la naturale tendenza alla megalomania ed alla sete di potere insito della natura umana (comandare è meglio che fottere,direbbe qualcuno) pare avere ambizioni così modeste che lo conducono al nomadismo ed ad un inesorabile sradicamento sociale (ve lo immaginate uno che scende dalla croce e, osannato come il figlio di Dio, se la dà a gambe levate?). Colpo di teatro finale: l'impassibile cavernicolo che culla tra le sue braccia il vetusto psichiatra colto da infarto che ha appena scoperto di essere suo figlio. Manco nelle peggiori soap venezuelane. Se ribecco chi me ne aveva parlato bene!...

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