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Il rito

Regia di Mikael Håfström vedi scheda film

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La recensione su Il rito

di kubritch
1 stelle

Un film di propaganda religiosa su commissione. È più divertente parlare male dei film. È una sfida: tentare di aprire gli occhi della gente sperando che il livello medio del cinema possa risollevarsi. Qui l'obiettivo dell'operazione è palese ad ogni inquadratura e ad ogni battuta dei dialoghi. La trama ricalca, secondo moduli narrativi standardizzati, quella di Red lights: altro esempio di propaganda pedagogica per masse indistinte di spettatori. Bisogna credere! Ne va della conservazione del potere religioso e del sistema consumistico basato su annunci pubblicitari carichi di messaggi menzogneri. La menzogna è nella nostra società un mezzo di profitto, l'anima del commercio. E come si fa a vincere lo scetticismo generale sempre più tenace? Con l'arte millenaria della retorica di cui la chiesa cattolica è maestra indiscussa. A parte l'assenza totale di pregnanza estetico figurativa, quello che il film dice è semplicemente vergognoso, ignobile, devastante, intollerabile per chiunque abbia almeno due neuroni due ancora in circolo. Questo modo di imbrogliare la gente e di imbarbarire la ragione va combattuto con tutte le forze. Pragmatismo o realismo e credenza nell'aldilà hanno l'effetto di produrre un corto-circuito cerebrale che, non credo, faccia tanto bene alla sopravvivenza dell'umanità, salvo al mercato dei bond con cui si commercializza il debito di popoli verso gli istituti finanziari. Per i capitalisti la chiave di tutto sta nell'essere ottimisti, un ottimismo auto suggestionato, quindi una fede religiosa che tutto andrà per il meglio. Vi starete chiedendo cosa c'entra tutto ciò con la recensione di questo film. C'entra perché i capitalisti sono più contenti se credete così non diventate comunisti. Non che io lo sia, mai tesserato. Rientra in una visione manichea del mondo, logica aut aut. Per credere in un dio "integrato" dovete credere anche ad un diavolo apocalittico. L'assunto sofistico del film è questo: Chi non crede nel diavolo non crede in dio. Chi non crede in dio non crede in se stesso. Dunque, chi non crede nel diavolo non crede in se stesso e non può combatterlo. In altre parole: se vuoi credere in te stesso, devi credere al diavolo e dunque alla chiesa cattolica. Ho notato che anche gli ebrei si sono messi a fare film sugli esorcismi. Possession se non sbaglio. Un'altra boiata favolosa. Io so solo una cosa, quando ho smesso di credere al cattolicesimo mi sono sbarazzato anche di tutte quelle insulse paure di cui mi avevano imbottito la testa fin dalla culla e che ingolfavano la mia personalità. Questo non lo potrò perdonare mai. Anche perché penso quanta gente ancora ci soffra. Parafrasando lo stesso Gesù: caricano la gente di sensi di colpa che loro non toccano neanche con un dito. Il nocumento è maggiore della blanda consolazione offerta. A quelli interessa solo gestire un potere sulle coscienze: questo è il godimento più grande dell'uomo cosiddetto civilizzato; un piacere distruttivo, criminoso. Nel film si vorrebbe conferire alla pratica dell'esorcismo una dignità scientifica anche giocando esteticamente: la materia affrontata come in una comune aula universitaria dal design razionalista, contemporaneo. Non si può vedere e spero che i coglioni che ci cascano siano davvero pochi. Se penso al successo di film come La passione di Gibson, vabbé, mi scoraggio non poco. Anche se devo dire che esteticamente l'ho trovato interessante: scuola di Corman, involontaria - sia detto ironicamente. Gesù trattato come un racconto di Edgar Allan Poe. In questo film cosa c'è? Boh. Ditemelo voi qual è il suo prego figurativo perché a me non mi viene nulla di nulla. La sceneggiatura è un pasticcio con dialoghi che ad ogni scena sembrano assillarti con la pretesa di realismo. L'ennesimo ruolo diabolico di sir. Anthony Hopkins - sinceramente ha stancato proprio. Si capisce perché l'hanno scelto: come nome di richiamo al botteghino. Lui si intasca i milioni che gli servono per mantenere le sue ville e chi s'è visto s'è visto. I citrulli siete solo voi che cadete nelle trappole di questa gentaglia. Mi chiedo cosa abbia pensato la regina di questa collaborazione del baronetto sir. Hopkins, con la propaganda cattolica. Certamente un goal messo a segno dai cattolici averlo convinto. Money money money

 

P.s. povero Ba'al, dio semitico delle tempeste figlio di El, come dice il suo nome, che non è altri che il dio della bibbia. Dio nella bibbia oltre che Jahvè si chiama El o El shaddai, in genesi, Elohim intendendo il collettivo di dei cui fa capo El. Baal è stato demonizzato al ritorno dell'esilio babilonese, intorno al V sec. a. C., attribuito all'ira di dio per i loro peccati. Allora decisero di sbarazzarsi di tutti gli dei che affollavano il tempio tra cui anche la compagna di dio, Asherah, la regina dei cieli,  adorata anche da Salomone, dissimulata nella traduzione biblica. La posa di Ba'al è la stessa di Zeus, colto nel momento di scagliare le saette col braccio proteso in avanti. È probabile che il secondo sia stato influenzato dal primo. I due piccoli corni che ha sull'elmo regale, tipo egizio, sono in realtà raggi solari come nel Mosè di Michelangelo. Dopo l'incontro con dio sul monte Sinai il volto di Mosè era ancora avvolto nei raggi emanati dalla presenza di dio.  È la parola ebraica che sta per raggi a creare l'analogia con le corna. Dunque nulla di diabolico. Nella bibbia c'è un episodio in cui i sacerdoti di Jahvè se la vedono con Ba'al per stabilire quale dei due dei sia il più forte e naturalmente vince Jahvè. Nella bibbia nonnsi parla di Jahvè come l'unico dio ma come il più grande di tutti. 

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