Regia di Mikael Håfström vedi scheda film
Le energie messe in campo sono davvero notevoli, con un Hopkins a rivestire il ruolo già avuto con Van Helsing in Dracula, stavolta passando però anche dall'altra parte. E' vero che il protagonista è un poco freddo nel vivere il conflitto tra credere e non credere, innestato in quello padre-figlio, ma ci può stare. Quello che non ci può stare è che la storia non prenda un taglio preciso. All'inizio sembra seguire il filone "laico" dell'inchiesta, sullo stile di Il Demonio di Brunello Rondi e del più recente The Exorcism of Emily Rose, ma a un certo punto cede alle logiche blockbuster ed è lì che il confronto con Friedkin lo schiaccia. Peccato, peccato davvero, perché in tempi di rinascità di una fede "spettacolarizzata" e di conflitti religiosi che riportano in auge un vento confessionale, l'elaborazione asciutta di un fenomeno, la possessione, davvero ancora non spiegabile in tutto dalla scienza, sarebbe stata interessante. Ma i produttori, con un simile budget, avrebbero storto il naso. E magari il regista pure.
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