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Che bella giornata

Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film

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La recensione su Che bella giornata

di Paul Hackett
7 stelle

Ma, alla fine, perché hanno tanto successo i film con Checco Zalone? La risposta è abbastanza semplice: perchè fanno ridere. Se proprio siamo in vena di farci domande del tutto oziose, potremmo anche chiederci perché l'attore pugliese faccia così tanto ridere, e qui la risposta rischia di essere ben più complessa e variegata. Innanzitutto dovremmo cercare di capire quali sono gli spettatori di Zalone e, a ben vedere, probabilmente scopriremmo che si tratta di pubblico decisamente trasversale, dallo spettatore "televisivo" cresciuto a pane e Zelig al pubblico generalista che al cinema vuole storie semplici, non volgari e consolatorie, dal coatto che rischia di identificarsi nel tamarro zaloniano all'intellettuale (vero o presunto) che può apprezzare la satira dell'italiano medio (e sentirsi di conseguenza superiore al "volgo"). Checco Zalone è abilissimo nel mettere in scena i vizi e i difetti abnormi dell'italico tamarro: ignorante, mammone, furbacchione, grezzo, perennemente sospeso tra arrapamento e amore. Qualcuno potrebbe ascrivere il comico pugliese alla grande, sulfurea, tradizione del cinema italiano che, da Alberto Sordi fino a Carlo Verdone, si è incaricata di mettere alla berlina la mediocrità dell'italiano medio ma, a ben vedere, in realtà Zalone è più una sorta di figlio illegittimo del "terrunciello" interpretato da Diego Abatantuono agli inizi di carriera (è un caso che sia Zalone che Abatantuono siano pugliesi o abbiano origini pugliesi?) ibridato con un pizzico di Homer Simpson "de' noantri". Quali che siano i motivi del grande successo di Zalone, resta il fatto che questo "Che bella giornata" è un film divertente e godibile, con un protagonista a tratti insopportabile e a tratti esilarante e ben coadiuvato da belle caratterizzazioni di contorno (molto graziosa Nabiha Akkari, spassosissimo Rocco Papaleo, una bella sorpresa l'esordio cinematografico di Herbert Ballerina, già simpatico sodale del comico Maccio Capatonda), con una sceneggiatura semplice ma abbastanza efficace (peccato solo l'aver voluto percorrere il trito luogo comune del musulmano terrorista, risolvendolo poi in maniera fin troppo rosea e favolistica con un finale a dir poco improbabile). Sebbene spassoso, il film di Gennaro Nunziante non è comunque certo un capolavoro: a parte i difetti di sceneggiatura, "Che bella giornata" appartiene al filone furbetto e un po' paraculo che tanto va di moda negli ultimi tempi nella "nuova" commedia italiana: filmetti leggeri, inconsistenti, consolatori, stracolmi di buoni sentimenti... a volte pellicole del genere sono a dir poco irritanti, altre sufficienti per passare un paio d'ore in allegria senza troppe pretese. A differenza di altri prodotti coevi e simili come "Benvenuti al sud" o "Immaturi", per fortuna "Che bella giornata" appartiene alla seconda categoria. Tre stelle e mezza, per quanto mi riguarda.

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