Regia di Neri Parenti vedi scheda film
Neri Parenti, Christian De Sica & C. ancora una volta a rimorchio di quelle situazioni e gags ideate tanti anni fa e poi (ri)spremute fino all'osso ad ogni nuovo Natale. Difficile pensare di poter far peggio, sebbene in tal senso la recitazione canina di Belén Rodriguez aiuti.
A monte di qualsiasi ovvia considerazione sulla (mancanza di) qualità di questo n-simo cinepanettone neriparentiano, quel che vien da chiedersi, Bignami di marketing alla mano, è se non avesse avuto più senso mandarceli un anno prima i nostri eroi in Sudafrica, quando tale Paese viveva la fervente vigilia dei mondiali di calcio. Mandarceli (sul grande schermo) parecchi mesi dopo la conclusione del mundial è un po' come comprare il panettone a metà gennaio. Offerta speciale svuota magazzini? Comunque, entrando nel merito del film, ben poco da commentare: l'accoppiata Parenti – De Sica Jr. si limita anche in questa occasione al copia-incolla di situazioni e gags già proposte mille volte, modificandole quel poco che basta per adattarle alla location scelta. Possibile che a qualcuno facciano comunque ridere? Sembrerebbe (inspiegabilmente) di sì, visto il successo al botteghino con ben 19 milioni di euro incassati. In assenza di Boldi, affiancano Christian De Sica, il comunque simpatico Max Tortora, Giorgio Panariello, Massimo Ghini, Serena Autieri, tre adolescenti a me del tutto ignoti e -rullo di tamburi- Belén Rodriguez. E qui, in una società sana che premi qualità e meriti, spontanea dovrebbe sorgere la domanda: “Belén chi?” E invece no. E invece la società contemporanea è davvero storta, e basta quindi essere caruccia, non esitare a svestirsi in pubblico e possibilmente ciulare con un calciatore (o due, o tre, in questi casi melius abundare quam deficere) per diventare superstar. Chiusa polemica. Anzi la riapro per aggiungere, parafrasando il mitico Vujadin Boskov, che “Il mio cane reciterebbe meglio di Belén Rodriguez”. Potrei infierire ulteriormente sul film citando anche (tra le tante di infima qualità) la scena ormai scult con l'ippopotamo, ma meglio restare nei limiti del buon gusto. Una pellicola da evitare insomma come la peste (o la malaria, così restiamo ai tropici).
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