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Il mio nome è Nessuno

Regia di Tonino Valerii vedi scheda film

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La recensione su Il mio nome è Nessuno

di scapigliato
8 stelle

Cosa dire, la mano sacra di Valerii (e si dice anche di Leone) ha disegnato un’ennesimo affresco western: fantastico! Il film racconta di Nessuno, un vagabondo con gli occhi di Terrence Hill, che cerca il mitico Jack Beauregarde, alias il solido Hanry Fonda, per coinvolgerlo in un ultimo appuntamento con la storia: schierarsi da solo contro i 150 pistoleri del “Mucchio Selvaggio”. Risultato? Una bellisima parabola sui miti, sulle passioni dell’uomo. Punto chiave del film il momento in cui Hill spiega a Fonda, il suo mito, il perchè di questo coinvolgimento, e gli dice che lui è per tutti una leggenda, deve continuare ad esserlo. Perchè, dice Hill, un uomo non è un uomo se non ha qualcosa in cui credere. Così, da momenti di western puro e antologico, come Beauregarde dal barbiere, o quando si confronta con i 150, Valerii passa a momenti di pura commedia all’italiana, soprattutto nelle scene con Terence Hill. Questa è l’unica pecca del film, anche se, se il film fosse stato un’intera sequenza evocativa, sicuramente avrebbe sfiancato prima. Così almeno, la pomposità del mito sul viale del tramonto si avverte di più, e ti entra dentro. Alla fine quasi ti commuovi per le parole intense e saggie che Fonda-Beauregarde legge nella lettera scritta per Terence Hill. Le parole sono intensissime, e il brano è pura letteratura. Un omaggio commosso a quei perchè che ci hanno sempre fatto sognare, ma che non siamo mai stati in grado di tradurre.
Così il film, giocando sul giovane Nessuno che insegue la leggenda che lo fa sognare, ma che ormai si sta spegnendo, arriva nel nostro intimo per darci uno scossone: ai giorni nostri, nei ragazzi adolescenti di oggi, c’è ancora il fascino per un mito romantico, avventuroso che li fa sentire uomini, e dà loro carattere? Mi spiace dire di no, ma è così. Il film comunque si chiude bene, e ti fa anche stare meglio. Non c’era atto migliore, nel 1973, per chiudere il capitolo fantastico del western all’italiana...ma mai dire mai!
“Ma una cosa la puoi ancora fare, conservare un po’ di quell’illusione che faceva muovere noi altri, quelli della vecchia generazione” Henry Fonda sigilla il capolavoro. Peccato per un Piero Lulli sprecato.

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