Regia di Cary Fukunaga vedi scheda film
Impresa ardua aggiungere qualcosa di nuovo all’ennesima trasposizione cinematografica del romanzo di Charlotte Brontë. Eppure il regista Cary Fukunaga e la sceneggiatrice Moira Buffini (Tamara Drewe. Tradimenti all’inglese) affrontano la sfida con serietà. Visivamente il film risente dell’influenza di Bright Star di Jane Campion. L’apparenza minacciosa della natura evidenzia l’onnipresenza del modello romantico derivato da Edward Young. La crudeltà affettiva del nucleo familiare è rappresentata come una deficienza libidica dell’aristocrazia. Motivo per cui il disgelo del cuore in inverno di Rochester per mano di Jane è messo in scena come una riconquista del desiderio che spezza l’omertà di classe. Non a caso è il buio a dominare la maggior parte delle scene in interni, quasi a… illuminare la possibilità di un’altra vita riscattata dalla seduzione. Questa scelta permette inoltre un efficace oscillare del registro drammatico verso il puro gotico, funzionale a rivelare la presenza del rimosso dietro la porta chiusa. Rispetto al tradizionale film vittoriano, Fukunaga accentua gli elementi barbari di un modello sociale ed economico ma non sempre riesce a evitare gli stereotipi del genere. Il brusco finale, però, con l’amore che affiora dopo la perdita di se stessi e dei beni terreni, riafferma la natura politica di questo romanzo di formazione che Charlotte Brontë scrisse sotto lo pseudonimo Currer Bell.
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