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Mio figlio professore

Regia di Renato Castellani vedi scheda film

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La recensione su Mio figlio professore

di zombi
10 stelle

finis!... il bidello orazio non si trova e le lezioni vanno avanti. del resto nessuno è arrivato a dire finis e quindi i professori sono autorizzati a proseguire nella lezione e perchè no, su istigazione di qualche alunno lamentoso, ad interrogare. orazio ha avuto un figlio, troppo impegnato, soprattutto perchè la moglie nel dargli la vita ha perso la sua. il bambino cresce nell'appartamento interno alla scuola col nomignolo di professore, perchè suo padre omonimo vuole che da grande anche lui sia insegnante e di latino. siamo agli inizi degli anni 20 del ventesimo secolo e una guerra si è appena spenta. il microcosmo interno alla scuola che gira intorno ad orazio il bidello è composto da insegnanti ovviamente, fanciulli e l'aiutante andronico. la scuola però è aperta anche di sera, per le serali. una maestrina che insegna ai grandi si affeziona al bambino di orazio e quest'ultimo per un breve istante fantastica sull'ipotesi di averla come moglie, visto che è così affezionata al bimbo. gli anni passano, il bimbo cresce e i tempi si incupiscono di nuovo. una nuova corrente di partito s'affaccia e il professore di ginnastica belloccio e aitante, rapisce il cuore della maestrina, e di lì a poco se ne vanno perchè andrà ad occupare un ruolo di rilievo nel nuovo governo che andrà a formarsi. il bimbo cresce e diviene un  ragazzo e cominciano i confini. l'insegnante di latino viene mandato a foggia e orazio junior lo segue abbandonando così di fatto il padre. per quanto mi riguarda il film di castellani è un capolavoro. è tutto così intenso ma miracolosamente ben distribuito che incanta. il film è un commedia, ma anche un melodramma strappalacrime. parla di una stagione tremenda dell'italia, dell'europa e del mondo tutto in maniera defilata ma incisiva. i confini, i gerarchi costruiti in un giorno e la disfatta con la conseguente ricostruzione, con una breve ma mirabile scena di scambi di quadri sopra una scrivania, dove la vacca è simbolo di una rappresentazione politica che soddisfa tutti e non offende nessuno. aldo fabrizi e guido agnoletti che interpreta andronico l'aiutante bidello, danno forma ad una gag(quella della gallina lucrezia) che mi ha trattenuto un sorriso (di quelli quasi zen)di soddisfazione estrema che vale più di una grassa risata, in preparazione di un lauto che dovrebbe essere lauto(per il ritorno del figlio adorato)ma che in sostanza non lo è perchè non c'è niente se non la prospettiva di uccidere il gallinaceo che non produce più uova, ma che tiene compagnia. in più, la maestria di aldo fabrizi, servito ovviamente da una sceneggiatura degna di cotanta caratura, eleva i primi piani a pura arte recitativa in cui spesso il riso e il pianto si mischiano pericolosamente facendo tremare il magone in gola che in persona riarsa come me fatica ad esplodere. insomma uno di quei capolavori che andrebbe portato in palmo di mano a perenne memoria di come fosse possibile costruire film in cui la convivenza di svariati generi è possibile; è possibile?.... "PERCHè IO NUN MORO!!!!!". ovviamente la memoria di un così splendido interprete non morirà mai. A-DO-RO!!!!!

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