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Checkpoint

Regia di Aleksandr Rogozhkin vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Checkpoint

di zombi
8 stelle

un conflitto nella grande terra russa, in quella che una volta era l'u.r.s.s. o c.c.c.p. durante una ricognizione succede un patatrac. un bambino in una casa gioca a prendere a martellate una mina e le donne ritenendo che i soldati abbiano fatto esplodere la casa intervengono e un mitra spara... insomma un fottuto casino. per punizione quel plotone di sparuti ragazzotti, di varia estrazione sociale e di varia identità viene sbattuto in un avamposto al confine a far da guardia alla strada che porta al cimitero musulmano. qui in mezzo alle montagne in giorni che passano talmente caldi che l'asfalto scotta o immersi in una diafana nebbia come una vita precedente che si ricorda appena(a casa), ogni modo è buono per festeggiare il tramonto del sole e un altro giorno che se ne va inutilmente. qui apparentemente non c'è nulla da fare, il fronte è altrove, ma la guerra lambisce tutto e tra la diffidenza della gente indigena e un cecchino maledetto che spara in continuazione senza mai dare un attimo di tregua, il pericolo è essenzialmente semplice e impedisce comunque di vivere. fanno la conoscenza di una giovane ragazza che accompagna la sorella maggiore e maggiorata sordo muta per il sollazzo dei soldati. spiega che è stata guastata da loro e la sua gente non la vuole più. in cambio vuole pallottole, che a volte i soldati fanno cuocere per renderle innocue. i giorni passano così cacando e ficcando, perchè se uno si fissa sui dettagli è finito. si commemora la tomba del topolino morto in servizio durante l'alza bandiera, mentre si va a prendere l'acqua al torrente e ci si intrallazza con la gente del posto per erba e tregue e zone di non aggressione, ma il checkpoint rimane e i locali arrivano in continuazione a provocare perchè che lo si voglia o meno, l'unica fonte dei loro problemi sono loro, soldati russi. intanto dalle retrovie della diplomazia e dei poteri forti arrivano le pressioni per individuare e processare un colpevole per la morte del bambino e la gambizzazione della donna col mitra. in tempi di guerra si cerca di dare giustizia ad atti inammissibili, come il furto di pannolini per pulirsi il culo in mancanza di cartaigienica. le diplomazie intervengono, il soldato dev'essere consegnato. la ragazza e il soldato teneramente innamorati si dicono addio, perchè i giorni passano e dovrebbero andarsene, ma da un camion i locali scaricano un ingombrante pacco . in un crescendo di fatti essenziali e minimi, l'oggetto a terra, il soldato che va a vedere, il regista ci mostra l'identità del cecchino e sarà scioccante non tanto per l'identità quanto per come tutto sembrava essere diventato "casalingo" e intimo. ma in guerra la giustizia non esiste e con un urlo lacerante che squarcia il silenzio di quelle montagne eterne, tutto verrà riconsegnato tra le braccia della sporca logica di guerra, in cui gli uomini e le donne sono solo corpi di passaggio che a volte non trovano nemmeno il conforto religioso di una sepoltura.  che importa se alla fine il conflitto non viene chiamato con un nome e un cognome. come se individuarle servisse a renderle meno atroci e cruente. il messaggio è lineare e semplice come la vita dei soldati. la guerra è un atto umano terrificante e terribile che viola e guasta solo chi la subisce. non c'è nient'altro.

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