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Vento di primavera

Regia di Roselyne Bosch vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vento di primavera

di Utente rimosso (LGiulia)
7 stelle

Bosch si cimenta nel narrare un tema doloroso e delicato: l'Olocausto. In particolare, il rastrellamento di Parigi del 1942, le condizioni al Velodromo d'Inverno e la successiva deportazione dei 13.000 ebrei catturati. 

Il film si concentra sulla fase prima della deportazione in Polonia e sulla confusione che questo rastrellamento improvviso genera negli ebrei: la rabbia, lo sconforto, la fede, la coscienza di essere tanti contro pochi. Ma poi la confusione viene a essere sostituita dalla triste consapevolezza del destino che li attende. I punti di vista più toccanti sono quelli del medico ebreo, di Annette e dei bambini: l'uomo è consapevole di ogni cosa, la donna combatte perché vuole giustizia per uomini che non hanno colpe, i bambini sono il volto della innocenza e della ingenuità. 

Alcune scene sono molto toccanti: i pompieri che distribuiscono l'acqua e aiutano i disperati prigionieri a recapitare i messaggi; il ballo nel punto di appoggio quando alla radio suona una canzonetta anni Quaranta; il momento del distacco delle famiglie e il senso di morte che si legge nei loro occhi; Annette quando alla fine della guerra ritrova due dei bambini che aveva accudito. 

Il film è molto distaccato e impersonale rispetto ad altri del filone sull'Olocausto; inoltre, la figura di Hitler non è ben catatterizzata, come anche quella degli altri politici che si trovano in piccoli spezzoni della pellicola. Ciò sicuramente toglie enfasi al tutto e potevano anche evitare questi inserimenti o trovare il modo di farli più appropriatamente.

Ciò che il regista ha ricreato splendidamente è la lentezza di un periodo breve: mi spiego, i fatti che ci mostra non occupano molto spazio temporale, specie nel campo di appoggio prima della deportazione, eppure il tempo è lento. L'attesa di quegli ebrei vivi ma già condannati (da quel rastrellamento ne tornarono 25 su 13.000) è lunghissima. Lunghissimo è il tempo che ti separa dalla fine. Logorante e doloroso, un impalpabile senso di impotenza e sconforto che nel film si riesce a cogliere grazie alla forza delle interpretazioni dei singoli attori.

Dimenticare l'Olocausto è impossibile e pensare che sia potuto accadere e che sia stato appoggiato è qualcosa di inspiegabile e doloroso. Eppure quando mi guardo in giro tutt'oggi vedo nuove persecuzioni, nuovi marchi al posto di quella stella gialla da mettere sul petto. E vedo la cecità delle persone. Vedo l'odio e il razzismo è il giustificare comportamenti indegni. Non dimenticare ciò che è stato e onorare quegli uomini che hanno dato la vita a causa di un odio cieco e ingiusto significa in primo luogo non ripetere quegli abomini. Non chiudere gli occhi dietro certezze fatte di fumo e parole ben pronunciate. Significa seguire la giustizia e l'umanità, come Annette in questo film e come migliaia di persone nel mondo. 

Credo che aver visto proprio ora un film così profondo e così lealmente umano abbia avuto un senso. Vi invito a riflettere e ad aprire gli occhi...

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