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I saw the devil

Regia di Kim Ji-woon vedi scheda film

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Badu D Shinya Lynch

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La recensione su I saw the devil

di Badu D Shinya Lynch
10 stelle

"Non si può diventare un mostro per combattere un mostro"

I Saw The Devil è un revenge movie teso e straordinario, ma soprattutto completo : passa dall'azione all'horror, dal thriller al drammatico, rimanendo fedele ad una pungente componente ironica, tipica del cinema sudcoreano (Park Chan-wook, Bong Joon-ho, ecc.). Un film potente, crudele e coinvolgente, con una sceneggiatura brillante, stratificata e vertiginosa, che si dimostra un ottimo esempio di scrittura cinematografica. Una pellicola assolutamente violenta che però mantiene, nel suo costante aspetto sanguinario, una notevole eleganza registica. Appunto, quella di Kim Ji-woon, è una regia di prim'ordine, affascinante, con geniali puntate nel grottesco. I Saw The Devil è un'opera seducente e ipercinetica ; nonostante la durata di circa due ore e venticinque minuti, il tempo scorre senza farsi sentire : il lungometraggio risulta fluido, i secondi passano in maniera piacevole e inarrestabile, come fossero una cascata di sangue a cui è impossibile sottrarsi, nella quale è irresistibile la tentazione di tuffarsi all'interno di essa - il fascino della vendetta. Una brutale architettura filmica che appoggia su di una sorprendente linearità che caratterizza l'intera sceneggiatura ; che questa sia una "tecnica d'autore" per attrarre e sensibilizzare maggiormente lo spettatore? Un altro esempio in cui è presente una sensazionale coerenza nella trama è Kill Bill.
Il male porta altro male, la vendetta chiama altra vendetta - la malvagità è contagiosa ; chi è il vero mostro tra Kyung-chul e Soo-hyun? Forse entrambi? Il diavolo che alberga all'interno dell'essere umano non tarderà ad acquisire forza e potere, a prendere forma, innescando così una distruttiva e lacerante reazione a catena che coinvolgerà tante persone - innocenti e colpevoli. La vendetta, nell'istante preciso in cui raggiunge il suo acme, è un'immensa e inarrivabile soddisfazione - quasi un'esigenza esistenziale ; ma cosa rimane dopo? Una volta che la giustizia personale non ha più un obiettivo, cosa resta? Il nulla, le lacrime e la disperazione. Un ineluttabile e istintivo annichilimento della propria persona e del proprio spirito ; ora il percorso vitale del protagonista è compromesso. Si chiude una porta e si apre un abisso - il vuoto.

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