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Small Town Murder Songs

Regia di Ed Gass-Donnelly vedi scheda film

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La recensione su Small Town Murder Songs

di bradipo68
8 stelle

In un paesino situato sulle sponde di un lago della profonda provincia canadese nell'Ontario, dove non succede mai nulla, tutti si conoscono per nome e la maggior parte della popolazione fa parte della comunità cristiana  mennonita (  beccami gallina se prima di questo film sapevo chi fossero , comunque tutte le informazioni del caso le trovate qui) è ritrovato il corpo di una giovane ragazza ,morta per asfissia da strangolamento.
Per i poliziotti del luogo che non hanno mai avuto a che fare con un omicidio è un caso troppo grosso , così vengono aiutati da colleghi della Squadra Omicidi arrivati appositamente dalla città.
Per Walter , sceriffo del paese, con un passato burrascoso gettato dietro le spalle anche grazie alla conversione al cattolicesimo e a un nuovo rapporto con la religione, vede questo caso come una prova da affrontare considerando anche che è coinvolta la sua ex fidanzata con cui non si è lasciato in termini precisamente amichevoli (e sto usando un eufemismo).
I suoi tentativi di risolvere le indagini cercando allo stesso tempo di aiutarla lo metteranno in gravi difficoltà di fronte ai poliziotti venuti dalla città.
Small town murder songs è una ballata dolente in cui onnipresenti musiche da chiesa sono contrappuntate dalla citazione di passi biblici che dividono il film in diversi quadri.
Una scelta estetica ( spesso le musiche sono abbastanza invadenti) che forse non a tutti sarà gradita.
Non è un thriller,è meglio definibile come un poliziesco dell'anima o addirittura un noir esistenziale  in cui  l'indagine viene quasi maltrattata dal regista Ed Gass-Donnelly che si interessa soprattutto del travaglio emotivo di Walter prigioniero della memoria di un passato impossibile  da superare senza traumi che si ripercuotono nella sua relazione attuale con una cameriera ingenua e timorata di Dio.


Altro tratto dominante del film è la descrizione di un ambiente spettrale in cui le barriere religiose diventano lo specchio di un'integrazione mai portata a compimento con il resto della popolazione da parte dei cristiani mennoniti che si ostinano anche a parlare il loro idioma derivato dal tedesco in una terra che si esprime in altre lingue.
La regia dilata le sequenze ( forse pure troppo, il film ha un ritmo piuttosto compassato, sembra più lungo dei suoi 75 minuti ) riducendo al minimo i movimenti di macchina riuscendo così a far assaporare allo spettatore la slowness della vita di provincia e a caratterizzare con poche opportune pennellate i vari personaggi in campo.
Walter ( uno Stormare gigantesco, in tutti i sensi ) domina incontrastato con i suoi sensi di colpa e le varie screziature di un'anima divisa in tanti frammenti.
Però lui rappresenta la legge, è anche lui il pastore di un gregge e quindi la sua missione diventa molto più importante della sua individualità.
A costo di annullarsi .
E questo per lui è il modo migliore per riscattarsi di fronte ai suoi concittadini.
Facile trovare assonanze con il western postmoderno alla Coen ( in fondo questo paesino dell'Ontario incarna alla perfezione il concetto di frontiera sia dal punto di vista reale che spirituale proprio per la contrapposizione tra cattolici e cristiani mennoniti ) ma è ancora trovare più assonanze con il cinema americano indipendente che sta guardando in modo sempre più insistente verso l'altra faccia dell'America ( penso ad esempio a Winter's bone oppure a Frozen river  che tracciano percorsi esistenziali diversi ma  ugualmente condizionati dall'ambiente).
Qui siamo in Canada ma in fondo la provincia e la sua capacità di nascondere mostri in grembo è un pò uguale da tutte le parti.
(bradipofilms.blogspot.it )

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