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Bhutto

Regia di Duane Baughman, Johnny O'Hara vedi scheda film

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La recensione su Bhutto

di sasso67
8 stelle

Non mi sembra un'agiografia. Nel documentario, infatti, si dà spazio e parola anche a chi critica Benazir Bhutto, basti pensare alla nipote Fatima, che accusa apertamente la zia di responsabilità nella morte del padre, Murtaza, il secondogenito di Alì Bhutto. È certo che quella di Benazir è stata una vita breve e straordinaria, così come la storia della sua famiglia, sempre al centro del documentario di O'Hara e Baughman, tanto è vero che il titolo non è un ipotetico Benazir, ma, appunto, Bhutto, come il cognome di questa famiglia, grande e tutto sommato sfortunata. L'ambizione di governare un paese come il Pakistan si scontra con problemi che attualmente appaiono davvero inestricabili e, se in passato si è mormorato di affari poco puliti condotti soprattutto dal marito di Benazir, l'attuale presidente pakistano Asif Zardari, è un gioco che non vale la candela, a meno che non si ambisca, come il Pelìde Achille, ad una vita breve ed eroica. La vicenda della famiglia Bhutto - per molti versi simile a quella di qualche dinastia imperiale romana o di famiglie signorili dell'Italia rinascimentale - è emblematica del groviglio di interessi economici e (soprattutto) politici che non si riersce a dipanare in quella zona del centro sud asiatico, dove dove non si capisce se il Pakistan sia pro o contro i Talebani, se l'esercito sia favorevole ai fondamentalisti islamici o se li combatta, se il potere sia in mano ai servizi segreti o ai militari, se gli Americani siano un alleato credibile o un nemico da colpire, se convenga spendere soldi per costruire la bomba atomica (e «mangiare erba per mille anni», come disse Alì Bhutto), allo scopo di contrastare il colosso indiano o se sia più giusto usare il denaro per sfamare ed istruire i poveri abitanti del sesto paese più popoloso al mondo, come provò a fare Benazir Bhutto. Bel lavoro, documentato e, a tratti, commovente.

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