Regia di Luigi Pastore vedi scheda film
Mai titolo fu più azzeccato: all’opera prima di Luigi Pastore non spuntano mai le ali. Resta imbozzolato in una trama di ambizioni, citazioni, idee (alcune buone) che fanno dibattere il film nel suo involucro dal budget ridottissimo (ma niente da dire sul comparto effetti speciali, curati dal grande artigiano Sergio Stivaletti: sono notevoli). Il film si apre con una frase tratta da Tenebre, forse l’ultimo film di Dario Argento degno di essere ricordato, ma nel resto della pellicola c’è ben poco della conturbante, vischiosa inquietudine di certa produzione argentiana degli anni d’oro. La volontà di rifarsi alla tradizione del thriller e dell’horror nostrano degli anni 80 è dichiarata negli intenti e nei credits, dove Antonio Tentori (già collaboratore di Fulci e Joe D’Amato) compare nella doppia veste di sceneggiatore e protagonista (il killer Crisalide è proprio lui), ma fallita nei fatti. Non basta mettere su un palco il redivivo Claudio Simonetti (con i suoi Daemonia) per creare l’atmosfera; il film procede per accumulo di situazioni e coltellate, flirta con il torture porn alla Saw e non regala mai un brivido. Almeno una sequenza, però, è già (stra)cult: il prete pedofilo giustiziato tramite crocifisso piantato nel cranio, con tanto di schizzi ematici sulla foto di Papa Ratzinger.
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