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Ladri di cadaveri. Burke & Hare

Regia di John Landis vedi scheda film

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La recensione su Ladri di cadaveri. Burke & Hare

di chinaski
8 stelle

Il proletariato scozzese non se la passa tanto bene. E quando l’offerta di lavoro più redditizia viene dalla facoltà di anatomia di Edimburgo, due piccoli truffatori decidono di mettersi in affari. Il commercio è quello di cadaveri. E quando l’offerta aumenta, deve essere esaudita, perché questa è la legge del capitale. Che cerca sempre il profitto e nuovi investimenti. Il denaro che genera denaro, in un circolo vizioso e senza fine. John Landis, con un umorismo nero come la notte senza stelle (il narratore è un boia), disseziona il corpo di una società malata, che poi è lo specchio della nostra, mostrandoci i soliti giochi di ruolo tra potenti, poveracci, vittime e carnefici, stolti e sapienti, dottori e miliziani. Perché pur sempre di un gioco si tratta. Macabro e divertentissimo, dove tutti i personaggi cercano di salire nella scala sociale, senza scrupoli morali o trovando motivazioni filosofiche che giustifichino il loro comportamento. Quindi uccidere qualcuno non è più omicidio, ma un modo per aiutare l’essere umano a compiere il suo destino, che è quello di morire. Una prostituta che si emancipa con il teatro, ma che rimane puttana nel prendere i soldi di un uomo che si è innamorato di lei. I dottori, che in nome della scienza e del progresso, assoldano qualcuno per farsi rifornire di cadaveri freschi.

Un’epoca illuminata solo nelle sue apparenze, dove ogni spinta in avanti del genere umano è pagata con la moneta della meschinità e dell’inganno, ma anche un’atroce metafora dello spettacolo, con i medici che sembrano illusionisti su un palcoscenico, la forca come luogo deputato al godimento scopico del popolo, le fotografie che invece di cogliere la vita si limitano a fermare nel tempo la morte, poco prima della decomposizione fisica. Attraverso l’accurata messinscena di un periodo storico (primo ‘800) Landis riesce a fare satira sociale, dove l’unico orientamento politico predominante sembra essere quell’anarchia dissacrante che travolge e distrugge tutto e tutti senza nessuna distinzione.

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