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We Want Sex

Regia di Nigel Cole vedi scheda film

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La recensione su We Want Sex

di FilmTv Rivista
8 stelle

Pari opportunità. In Italia di solito è un ministero senza portafoglio. E senza coraggio. In We Want Sex, e in Paesi più civili del nostro, è un’esigenza politica e sociale, un ideale nobile e allo stesso tempo estremamente pragmatico, per cui dare tutti se stessi. Anzi tutte se stesse, perché ancora oggi sono le donne a pagare con stipendi più bassi, diritti negati e impari opportunità. E allora Nigel Cole torna a una pagina di lotta femminile e femminista in cui un pugno di donne, nel 1968, mette k.o. la Ford (una delle multinazionali più maltrattate al cinema). E lo fa con una leader normale, la pasionaria riluttante Rita O’Grady che arriva fino a Buckingham Palace. Là fa esporre lo striscione “We Want Sex”, a cui una piega malandrina tolse l’ultima parola, “Equality”, e poi arriva nella stanza dei bottoni con il ministro Barbara Castle, la Rossa focosa. Niente male per chi partiva dalla grigia Dagenham, nell’Essex. Rita, casalinga operaia e mai disperata, ha il viso buffo e intenso di Sally Hawkins, interprete di valore assoluto che non sbaglia un colpo. Accanto a lei il sindacalista Bob Hoskins, femminista per parte di madre; contro di lei tutti gli altri, tranne una splendida ed elegante Rosamund Pike, che va a letto con il nemico - il dirigente burocrate che ottusamente prende ordini da Ford - ma che ha il cuore che batte a Sinistra, grazie a una laurea a Cambridge, alla lotta di classe - quella che frequentano i rispettivi figli, con maestro violento - e a una sorellanza alta e borghese. Cole si barcamena tra lo stile del cinema lavorista inglese più felice e colorato, che ringraziava la signora Thatcher, e l’ironia leggera di L’erba di Grace. E questa è la sua forza: non ha paura di fare un cinema d’epoca, quasi antico. La sua regia finisce per andare con il pilota automatico, trascinato dalla Storia, da un one woman show della Hawkins e da una sceneggiatura d’acciaio. Cinema inossidabile che non ha bisogno di sorprenderti, perché tesi e sintesi son nelle premesse. E nelle promesse di chi guarda al passato (di)sperando in un futuro migliore.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 49 del 2010

Autore: Boris Sollazzo

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