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Piccole bugie tra amici

Regia di Guillaume Canet vedi scheda film

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La recensione su Piccole bugie tra amici

di FilmTv Rivista
4 stelle

La macchina da presa si muove fluida, nei corridoi di una discoteca, accompagna Ludo da una pausa coca nella toilette all’uscita, lo segue mentre in scooter abbandona il locale, mentre i semafori diventano verdi al suo passaggio, fino a un incrocio purtroppo fatale. 4 minuti in un unico respiro, la continuità della vita in un pianosequenza che si interrompe sul crash: una metonimia facile facile, un simbolismo elementare, un compiaciuto ed efficace esercizio di stile autoriale. Poi un coro di amici raggiunge Ludo in ospedale, riflette sullo stato delle cose e decide, come ogni anno, di partire: vacanze a Cap Ferret, dove far decantare piccoli problemi di cuore e dimenticarsi di elaborare il trauma, il corpo martoriato di Ludo, abbandonato. Con il Cluzet dell’incasso record Quasi amici, è Jean Dujardin, probabilmente, il motivo della distribuzione di questo Grande freddo francese datato 2010, anche se nell’equazione il recente Premio Oscar per The Artist sta a Piccole bugie tra amici come Kevin Costner stava al film di Kasdan, un piccolo ruolo centrale in absentia (con una macrodifferenza: di Costner, al montaggio, furono omesse tutte le scene). Opera terza di Guillaume Canet, è una commedia umana e dunque un ritratto sociale: il regista, enfant prodige prossimo a sbarcare in America (lo attende James Gray), guarda in alto, all’eleganza psicologica di Sautet e alle traiettorie feroci di Cassavetes, organizza in sceneggiatura un meccanismo corale di incontro e scontro dialettico tra tipi da commedia (un cast di stelle francesi) e stereotipi sociali. Eppure, nonostante si prenda il tempo necessario, non è mai in grado di evolvere i personaggi dalla caricatura: il film non riesce a essere niente più che un prodotto d’intrattenimento popolare leggero e vanamente ambizioso, intriso di diffuso moralismo normativo (l’apice è la predica finale dell’uomo/natura al gruppo/città), con soluzioni melodrammatiche a temperatura emotiva elevata e una colonna sonora ammiccante e pedantemente didascalica (sono i testi delle pop song a spiegare il paesaggio sentimentale). La citazione di Lo spaventapasseri è un chiaro segno: dopo Non dirlo a nessuno e il noir Usa, Canet vorrebbe dare cittadinanza francese a un altro sentire cinematografico americano (l’istantanea generazionale applicata qui a un mondo di valori postumi), ma Piccole bugie tra amici finisce solo per ricordarci L’ultimo bacio di Muccino.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 14 del 2012

Autore: Giulio Sangiorgio

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