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Il discorso del Re

Regia di Tom Hooper vedi scheda film

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La recensione su Il discorso del Re

di Pimentella
10 stelle

"E poi, sognando, vedevo spalancarsi le nuvole e mostrarsi ricchezze pronte a cadere su di me, che svegliandomi... piangevo per sognare ancora."

L’eleganza, la delicata bellezza di questo film parlano da sole. Una storia vera che si racconta attraverso una rappresentazione talmente fluente e profonda da non essere alterata da inutili sovrastrutture strumentali né inficiata da deviazioni sul tema…appare così autentica, così dolcemente toccante che ti coinvolge totalmente. I suoi protagonisti, caratterizzati finemente, in maniera equilibrata e mai forzata, saturano il tutto, eclissano il contorno. Una sensazione di vuoto che si avverte fino alla fine e che soltanto Bertie e Lionel, insieme, riescono a riempire. E allora tutto incespica davanti ai loro volti incredibilmente magnetici, ai loro discorsi così scorrevoli e sinceri.

Il futuro re,dignitosamente ferito, ma anche tanto coerente e leale, trarrà il coraggio di guidare un popolo laddove un’elevata responsabilità, inevitabile, quanto presupponibile, si porrà sul suo cammino. E le sue difficoltà diverranno punti di forza, fonti di fiducia ed orgoglio già presenti, ma sopiti da umiliazioni, mortificazioni e svalutazioni subite.

L’incontro, organizzato non a caso dall’amorevole moglie Elizabeth, con il signor Logue lo aprirà a mostrarsi completamente, ad un mostrarsi che, mettendo da parte il suo lignaggio, lo renderà umano e basta, un uomo con le sue paure, i suoi limiti…e non si direbbe di avere davanti un re d’Inghilterra, anche Lionel prova lo stesso. D’altra parte il sau a fair tutto “english” e compito del signor Logue non cede nemmeno di fronte ad un’elevata personalità come quella di un reale.

Il suo incedere cauto, quell’accoglienza calda come un abbraccio, rassicurante come lo sguardo sorridente di un padre consolano Bertie. E il rapporto che si instaura tra i due è molto di più di quello dottore-paziente, è un rapporto sincero, vero, catartico. E, al di là della sua balbuzie, Bertie esorcizzerà tutto il male che dall’interno, come una tenaglia, l’opprime nello spirito sin dall’infanzia frenandolo di fronte all’altro.

Un film meraviglioso,un film che mi ha emozionato davvero , davvero tanto, degno dei suoi meritatissimi Oscar! Un film equilibrato, armonico in ogni particolare, mai eccessivo, dalla regia alla sceneggiatura, dalla fotografia alla colonna sonora.

E poi ci sono loro, Geoffrey Rush e Colin Firth, mai scelta fu più consona! Due interpreti straordinari, due figure distinte, accurate, mai spropositate, mai fuori tempo, mai fuori spazio: perfette. Non guasta la presenza di Helena Bonham Carter, un’attrice che adoro, come sempre brava e performante. Rush con la sua nota delicatamente eclettica e colorita, mai vistosa, dà un po’ di ritmo alla struttura, mentre con la sua espressione quasi autoritaria, più che altro seriosa, eleva il tono dell’opera senza aggravarlo.

Ma quanto è mostruoso Firth in certi momenti, non si può narrarlo a parole! La notevole difficoltà d’interpretazione di certe sequenze e la sua straottima riuscita sono da brivido.

Probabilmente le sensazioni che mi ha regalato la visione di questo film sono molto soggettive e circostanziali alla mia persona, ma, obiettivamente, non si può non riconoscerne la sua validità e la sua accurata composizione congegnata con estrema perizia.

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