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Gangor

Regia di Italo Spinelli vedi scheda film

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La recensione su Gangor

di FilmTv Rivista
8 stelle

In concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2010, un film nato dall’incontro tra il regista (anche teatrale) e documentarista Italo Spinelli – innamorato dell’India, nonché direttore del Festival Asiatica Film Mediale di Roma – e la scrittrice Mahasweta Devi (1926), attivista a favore dei gruppi tribali (che in India corrispondono a circa 90 milioni di persone). In particolare, dal suo racconto Dietro il corsetto, cui la sceneggiatura s’ispira direttamente. Fotoreporter per un quotidiano indiano dei giorni nostri, Upin si addentra col suo assistente Ujan a Purulia, nel Bengala occidentale. In ambienti di estrema povertà, Upin viene a contatto con lo sfruttamento del lavoro e l’espropriazione governativa delle terre, con conseguente invio dei contadini in poco rassicuranti “centri di accoglienza”. E scatta per caso delle intense fotografie a Gangor, ragazza madre bellissima, seno nudo e sguardo in camera. Quell’immagine diventa, molto oltre la volontà dell’autore, il simbolo della protesta delle donne locali contro l’inveterata abitudine dello stupro di gruppo. E condanna la ragazza all’esclusione dal sistema sociale cui appartiene. Gangor è l’equivalente cinematografico dei reportage fotogiornalistici che leggiamo su “Internazionale” e l’istantanea della protagonista ricorda gli scatti che si aggiudicano il plauso della World Press Photo, déjà vu compreso. È un genere preciso, consapevole, difficile, quello che Spinelli rincorre e cerca di dispiegare al meglio delle possibilità (alludendo persino a Professione: Reporter di Antonioni). In quanto genere, anche codificato: videointerviste in stile inchiesta, sottotitoli per i dialetti, macchina a mano, senza mai rinunciare alla cura della fotografia (di Marco Onorato) e del montaggio (Jacopo Quadri). Ma anche della narrazione: un percorso circolare, semplice, dimostrativo, che sottintende teorie semiotiche per scatenare il cortocircuito tra punto di vista borghese e realtà sottoproletaria rurale, e il paradosso tra visibilità e verità.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 10 del 2011

Autore: Pietro Lanci

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